Fiducia sotto la soglia, ma Gentiloni ottimista per l’autunno

Nato per dare seguito alle richieste europee di correzione dei conti pubblici, il decreto di aprile ha assunto progressivamente i contorni e le dimensioni di una vera e propria legge di bilancio, trasformandosi in una manovra-bis. Norme fiscali per ridurre il deficit di 3,4 miliardi
Nato per dare seguito alle richieste europee di correzione dei conti pubblici, il decreto di aprile ha assunto progressivamente i contorni e le dimensioni di una vera e propria legge di bilancio, trasformandosi in una manovra-bis. Norme fiscali per ridurre il deficit di 3,4 miliardi

ROMA. – Una fiducia “di minoranza”: 144 senatori a favore, 17 in meno della maggioranza assoluta. Con questi numeri passa al Senato, con 104 no e complici numerose assenze, la “manovrina”. Mancano all’appello i 16 di Mdp, che non partecipano al voto in dissenso sui voucher, così come due dei sei senatori che fanno riferimento al Campo progressista di Pisapia. Un copione già scritto alla vigilia, ma che mette in evidenza il carattere instabile della maggioranza.

Il “partito trasversale del non voto”, scommettono i più, eviterà il precipitare verso le elezioni anticipate. Ma il percorso resta accidentato e tra i renziani serpeggia il timore che quando, a settembre, si sarà chiusa la “finestra” delle urne in autunno, il confronto sulla legge di bilancio diventi un “liberi tutti”.

“La Cina sta lavorando a un anniversario che cadrà nel 2049, noi facciamo fatica a ragionare sul 2018…”, sorride Paolo Gentiloni nel corso di un convegno a Palazzo Giustiniani. Ma, battute a parte, il premier, che ieri ha incassato la fiducia alla Camera sul ddl penale, ostenta “assoluta serenità” mista a “orgoglio”: “L’Italia sta avendo tassi di crescita migliori di quelli previsti e immaginati”.

E il decreto di correzione dei conti, la cosiddetta manovrina, approvato oggi in via definitiva, non solo mantiene “gli impegni senza nuove tasse e senza effetti depressivi”, ma mette “fieno in cascina per più di cinque miliardi per la legge di bilancio del prossimo autunno”.

Ma nel governo c’è la consapevolezza che la difficile manovra d’autunno, che precederà la campagna elettorale, è già nel mirino dei partiti. Un esempio? Mdp, che sabato sarà in piazza con Campo progressista contro i voucher, dopo aver fatto mancare i voti sulla manovrina chiede al governo “discontinuità su lavoro, crescita e diseguaglianza” e annuncia che “il banco di prova sarà la legge di bilancio”.

Prima di allora, però, la tenuta della maggioranza sarà messa più volte alla prova al Senato, dove i numeri sono sul filo. Non solo in Aula ma anche nelle commissioni. Anche perché i verdiniani di Ala, che spesso in questa legislatura hanno “dato una mano”, ora sono più critici verso il governo. Tanto che se oggi sulla “manovrina” le opposizioni fossero state compatte, avrebbero potuto bocciare la fiducia. Non è avvenuto perché, nota Enrico Zanetti, una “maggioranza occulta” ha sostenuto la legislatura: ne hanno fatto parte “FI, Lega e M5S, con le loro numerosissime assenze”.

Ma l’incidente, sottolineano dal Pd, è dietro l’angolo. Al Senato nelle prossime settimane sono cerchiati in rosso tre passaggi. Il primo è il voto della legge sullo ius soli, che storcere il naso ad Ap ma è cara al Pd che potrebbe chiede al governo di mettere la fiducia. Il secondo è la mozione di Quagliariello contro i vertici Consip: il Pd proverà a neutralizzarla con una mozione contrapposta, ma i voti sono sul filo. Il terzo è il decreto sui vaccini, su cui è già battaglia.

(di Serenella Mattera/ANSA)