Recuperata la reliquia di don Bosco, sollievo per i salesiani

La teca di cristallo con il corpo di San Giovanni Bosco nella cattedrale di Genova, 17 ottobre 2013. ANSA/LUCA ZENNARO
La teca di cristallo con il corpo di San Giovanni Bosco nella cattedrale di Genova, 17 ottobre 2013.
ANSA/LUCA ZENNARO

ASTI. – Era nella cucina di un pregiudicato, nascosta dentro una teiera di rame, la reliquia di don Bosco trafugata la sera dello scorso 2 giugno dalla basilica arroccata sul colle che porta il nome del fondatore dei salesiani. C.G., 42 anni, l’aveva rubata non per chiedere un riscatto, né su commissione di qualche collezionista, ma perché convinto che il coperchio dorato della teca, all’interno un frammento del cervello del santo, fosse di valore. L’uomo l’ha confessato ai carabinieri che, al termine delle indagini coordinate dalla procura di Asti, lo hanno fermato nella sua abitazione di Pinerolo, nel Torinese.

Si chiude così nel migliore dei modi, dopo due settimane, una vicenda che ha scosso profondamente i fedeli di don Bosco, uno dei grandi santi sociali della Chiesa, e la numerosa comunità salesiana, presente in tutto il mondo. Il ritrovamento “è un sollievo per i Salesiani, per la Chiesa di Torino e per i tanti amici di Don Bosco che hanno copiosamente mostrato, in questo periodo, la loro vicinanza”, commenta don Enrico Stati, ispettore dei salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta.

Il sacerdote esprime “ringraziamento e riconoscenza per la magistratura, per i carabinieri e per tutti coloro che hanno contribuito alla positiva soluzione di questa spiacevole vicenda”. “L’occasione della restituzione e del ritorno della reliquia nella sua originaria collocazione – aggiunge sarà per noi e per i fedeli un ulteriore segno di benevolenza e di benedizione di Don Bosco nei riguardi di coloro che continuano a tenere vivo il suo spirito nel mondo”.

L’autore del furto è ora detenuto presso la casa circondariale di Asti. Identificato dai carabinieri del Ris di Parma grazie alle impronte digitali lasciate sul retro dell’altar maggiore della basilica inferiore di Castelnuovo don Bosco, dove la reliquia era custodita dietro una parete di cristallo scavalcata con un salto, per giorni i carabinieri lo hanno pedinato. Fino al blitz nella sua abitazione, dove risiedeva con la compagna incensurata, su esecuzione di un decreto di perquisizione emesso dal sostituto procuratore Laura Deodato, che ha coordinato le indagini.

“L’ampolla di vetro in cui è contenuta la reliquia e la ceralacca sono intatte. Nulla è stato toccato”, rivela don Francesco Cereda, vicario del rettore maggiore dei Salesiani. “Siamo riconoscenti ai Carabinieri, che hanno condotto un’operazione rapida ed efficiente. Ma soprattutto siamo riconoscenti a Dio, perché l’affetto che nutriamo verso Don Bosco è rappresentato anche dalla cura con cui conserviamo le sue reliquie”.

“Ero certo che saremmo arrivati a questo risultato perché la figura del Santo dei Giovani è così amata e onorata in tutto il mondo che nessuno, per quanto ladro e brigante, avrebbe potuto resistere alla corale preghiera e forte condanna da parte di chi ha appreso la notizia e ha pregato perché la reliquia fosse recuperata al più presto”, osserva monsignor Cesare Nosiglia.

L’arcivescovo di Torino prega lo stesso don Bosco: “Voglia perdonare questa persona e infondere il pentimento necessario per ritrovare pace e serenità nel cuore oltre che la volontà di non commettere più gesti simili”.

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