Ira di Trump contro la Corea, aerei Usa sulla Penisola

Esercitazioni militari in Corea del Nord

NEW YORK. – Un’infamia. Donald Trump è furente per la morte dello studente americano Otto Warmbier. Era stato rilasciato pochi giorni fa dal regime di Pyongyang dopo 17 mesi di reclusione e lavori forzati, ma le sue condizioni erano subito apparse disperate. Il ragazzo, 22 anni, è tornato negli Usa in stato di coma a causa di danni cerebrali irreversibili. Non si è mai ripreso, e la sua vicenda sta ora indignando in maniera bipartisan tutta America.

Cresce la pressione sulla Casa Bianca perché ci sia una risposta dura e adeguata al dittatore Kim Jong-un. Ma c’è anche chi all’interno dell’amministrazione Usa predica cautela. Il timore è che una risposta istintiva a Pyongyang sull’onda dell’indignazione possa provocare danni irreparabili, con una vera e propria escalation militare in grado di coinvolgere l’intero sudest asiatico. Senza contare il destino degli altri tre cittadini americani ancora in mano al regime.

Il Pentagono intanto mostra i muscoli, inviando due super-bombardieri sopra la penisola coreana in una prova di forza con pochi precedenti. Il sorvolo è avvenuto nel corso di un’esercitazione militare congiunta delle forze armate americana e sudcoreana. Secondo quanto riferito dal ministro della Difesa di Seul, i bombardieri supersonici B-1B erano parte di un’operazione di routine. Ma per il regime di Kim Jong-un si tratta di una vera e propria provocazione.

A Washington nel frattempo si lavora a nuove sanzioni. Tra le ipotesi quella di vietare i viaggi per turismo in Corea del Nord, una misura che incontra sempre più consenso a Capitol Hill e che provocherebbe a Pyongyang un ulteriore danno dal punto di vista economico. E se la famiglia dello studente parla di ‘torture’, è proprio dal Congresso che si levano gli attacchi più duri al regime nordcoreano, accusato di “atti barbarici”.

Il senatore repubblicano John McCain parla di “assassinio di regime”: “Warmbier ha vissuto l’incubo in cui il popolo nordcoreano è intrappolato da 70 anni, fatto di lavori forzati, fame, crudeltà sistematica, tortura e omicidio”. “Gli Stati Uniti – ha aggiunto l’ex candidato alla Casa Bianca – non possono e non devono tollerare l’assassinio dei propri cittadini da parte di potenze ostili”.

Persino la Cina, di fronte allo scomodo alleato, sembra prendere le distanze dal dittatore Kim, parlando a proposito dello studente americano morto di “vera tragedia”. Da Pechino arriva quindi un appello a Pyongyang e Washington perché trovino il modo di dialogare per una soluzione della crisi.

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