Arabia Saudita nomina erede al trono il figlio 31enne Mohammed bin Salman

il 31enne Mohammed bin Salman, Aprile, 2017. Bandar Algaloud/Courtesy of Saudi Royal Court/Handout via REUTERS
il 31enne Mohammed bin Salman, Aprile, 2017. Bandar Algaloud/Courtesy of Saudi Royal Court/Handout via REUTERS

ROMA. – Una piccola rivoluzione in una delle monarchie più conservatrici al mondo: l’81enne Re Salman dell’ Arabia Saudita nella notte ha varato a sorpresa un decreto, al quale evidentemente lavorava da tempo, con il quale ha nominato il figlio 31enne Mohammed bin Salman suo diretto erede al trono, facendogli scavalcare una posizione – era secondo in linea di successione – occupata fino a ieri dal nipote 57/enne Mohammed bin Nayef.

Una decisione che intende probabilmente dare un’idea di rinnovamento, con un alito di gioventù, e di ‘modernità’ rivolta alle nuove generazioni, che in Arabia saudita sono consistenti, e che forse si aspettano qualche novità, qualche apertura. E contemporaneamente anche un minimo di prospettiva di stabilità e continuità lungo gli anni al trono a una monarchia oggi retta da settantenni (se va bene) e ottantenni, che per ragioni anagrafiche e di successione “naturale” ha visto alternarsi quattro re in poco più di quarant’anni.

Una decisione presa da un re, Salman salito al trono solo due anni fa alla morte del fratello Abdullah ma che non gode di buonissima salute. E che, di fatto, pur decretando una successione padre-figlio, compie un balzo generazionale di 50 anni.

L’ascesa del giovane e barbuto bin Salman, avvocato di professione, è stata rapida, sotto gli auspici del padre re, ed è ora quasi un ‘trait d’union’ fra il chiuso dei palazzi reali e le nuove generazioni di sauditi, presso le quali è popolare. Apprezzato il suo lavoro al governo, dove ha sostituito ingranaggi inefficienti con giovani tecnici filo-occidentali.

Molti osservatori notano come la sorpresa del decreto reale fosse stata preceduta da vari segnali che potevano essere letti e interpretati. Come il fatto che negli ultimi tempi Mohammed bin Salman (la preposizione ‘bin’ indica l’essere ‘figlio di’) sia stato affidato sempre più potere – era ministro della Difesa e da oggi è anche vice primo ministro -, mentre al cugino Mohammed bin Nayef ne è stato sottratto.

Il cambiamento – approvato a maggioranza dal Consiglio di Fedeltà – l’organo che certifica la correttezza della successione dinastica – arriva nel pieno di cambi critici e di nuovi impulsi geopolitici, come il recente isolamento del Qatar: una posizione sulla quale l’egemone Riad ha portato quasi tutte le altre monarchie sunnite del Golfo.

Ma anche la tensione crescente con l’Iran; la guerra nello Yemen, per ora fallimentare, ma sulla quale sauditi sono risoluti; il deciso riavvicinamento strategico all’America, dopo decenni di tentennamenti, e il conseguente rafforzamento dei contratti per la difesa.

E infine, la diversificazione economica e l’allontanamento progressivo dalla ‘monocoltura’ del petrolio: tutti cambi di passo sul quale il giovane principe ha messo lo zampino come ministro della Difesa, e sui quali, evidentemente, la monarchia conta di consolidare il proprio percorso negli anni a venire.

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