Migranti: veglia di Sant’Egidio, non si può “Morire di speranza”

ROMA. – Basilica di Santa Maria in Trastevere affollata a Roma per “Morire di Speranza”, la veglia – organizzata da Comunità di Sant’Egidio, Centro Astalli, Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Acli, Casa Scalabrini 634, Associazione Papa Giovanni XXIII – per ricordare le troppe persone – uomini, donne, ma anche molti bambini – scomparse negli ultimi anni nel mare Mediterraneo o in altri terribili percorsi verso l’Europa.

Solo dall’inizio di quest’anno sono quasi 2 mila. Morti di “speranza” in una vita migliore, lontano da guerre e difficoltà di ogni genere. Mentre nel 2016 la percentuale di mortalità era di 1 a 42, ormai è di 1 ogni 32 persone anche se il numero degli arrivi è calato di due terzi.

Hanno partecipato, spiega una nota, centinaia di immigrati, tra cui alcuni che hanno vissuto terribili viaggi per giungere in Europa, insieme a quelli che, invece, sono arrivati in sicurezza con i corridoi umanitari. Presenti anche familiari e amici di chi ha perso la vita in mare. Durante la veglia sono stati letti alcuni nomi di chi è scomparso insieme a ad alcune storie e sono state accese candele in ricordo delle vittime dei viaggi verso il nostro continente.

“Morire di speranza” si svolgerà nei prossimi giorni anche in altre città italiane ed europee per offrire altrettanti momenti di memoria, ma anche per suscitare nuove iniziative di accoglienza e integrazione. Nella sua omelia, don Marco Gnavi, parroco di Santa Maria in Trastevere, ha parlato di questa preghiera come “patria di tutti” e della necessità di “salvare, come obbligo morale”, di accogliere ma anche di integrare, un impegno che chiede di “essere coraggiosi, intelligenti, tenaci”.

Prima della veglia sono state anche illustrate alcune proposte sull’immigrazione per raccontare la realtà, al di là di ogni strumentalizzazione politico-elettorale, e guardare al futuro con interventi concreti (vedi allegato). In particolare si è chiesto di reintrodurre vie di ingresso legale in Europa per lavoro e un più forte impegno per politiche di immigrazione.