Il Nord Est traina l’Italia, ma il Sud cresce ancora

ROMA. – A trainare l’economia del Paese è il Nord Est, ma il Mezzogiorno non delude più. Anzi, tiene alta la testa, mentre il Centro resta indietro. La mappa della crescita tracciata dall’Istituto nazionale di Statistica vede così in testa Veneto, Friuli, Trentino ed Emilia Romagna con un Pil in rialzo dell’1,2% già nel 2016. Un risveglio che arriva dopo un lungo letargo e dietro ha un modello produttivo inconfondibile, quello dei distretti industriali votati all’export.

Le regioni del Sud e le Isole si allineano alla media nazionale (+0,9%), confermando un buono stato di salute dopo l’exploit dell’anno precedente. Il Nord ovest invece si colloca di un decimo sotto la media complessiva del Paese se si guarda alla crescita (+0,8%), peggio va sul fronte del mercato del lavoro: i posti salgono ma meno del resto d’Italia (+1,0% contro +1,3%). Di sicuro non ha aiutato il settore dei servizi, in arretramento in tutta la zona Nord occidentale.

Diverso il discorso per le regioni centrali, che continuano a fare fatica. D’altra parte il 2016 è stato un anno difficile anche a causa dei terremoti che hanno colpito l’area nell’estate e nell’autunno devastando anche alcune realtà produttive dell’Umbria e delle Marche. Ecco che il Pil prodotto dalle regioni del centro Italia non è andato oltre lo 0,6% e l’occupazione ha fatto segnare una crescita quasi dimezzata a confronto con la media italiana.

Il Mezzogiorno invece ha visto il numero di chi lavora aumentare dell’1,6%. A fare la differenza è stata l’industria, anche se si guarda al Pil, allo stesso livello del Centro Nord (0,9%). Insomma non si può parlare più del meridione come di una zavorra per il Paese. Lo stesso Istat definisce “significativo” il recupero.

Il primo scalino del podio spetta però al Nord Est. Area protagonista di un boom che dal dopoguerra è andato avanti fino agli anni Novanta. Evidentemente, gli imprenditori del Nord Est non si sono dati per vinti e magari la ricetta vincente sta nel restyling dei distretti (che spaziano dall’alimentare alla meccanica, dalle calzature all’arredamento). Anche se a fare da propulsore sono stati soprattutto commercio, trasporti e telecomunicazioni.

“Abbiamo iniziato a recuperare, ma il percorso è molto lungo”, dice il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, invitando alla cautela: “I dati rimangono insufficienti”. Di numeri “positivi” e “specificatamente al Sud”, parla il titolare del Lavoro, Giuliano Poletti, che tuttavia ammette: “abbiamo ancora tanta strada da fare”.

Intanto per il ministro della Coesione territoriale, Claudio De Vincenti, si può affermare che “la nuova politica meridionalista avviata nei 1.000 giorni del governo Renzi e adesso con il governo Gentiloni mostra i suoi frutti”. I sindacati fanno appello al Governo affinché aumenti gli investimenti nel Mezzogiorno. La Cgil consiglia così di non cedere a “facili entusiasmi”, mentre la Uil chiede la “proroga del bonus assunzioni al Sud”.

(di Marianna Berti/ANSA)

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