Shaesta, la mia impresa su un monomotore

(ANSA) – CAGLIARI, 25 GIU – Ieri Londra, domani Atene. E oggi Cagliari, unica tappa in Italia. Poi Cairo, Manama, Dubai, Mumbai, Calcutta e tanti altri aeroporti. Sino al ritorno al punto di partenza, Daytona beach, in Florida. Shaesta Waiza, ventinove anni è una pilota afghana, ma trasferita a Richmond, Stati Uniti, da quando era bambina. Da sola sta cercando di fare il giro del mondo a bordo di un piccolo aereo. Un monomotore a pistoni, appositamente equipaggiato per la coraggiosa impresa. Tanta fatica, ma anche tanta gioia. Quando è arrivata all’aeroporto di Cagliari Elmas, alle 14, era raggiante. A riceverla il vicepresidente della Sogear, Gabor Pinna, e il direttore di Enac Sardegna, Marco Di Giugno. Sembrava, nonostante il gran caldo, fresca come una rosa. “Sardegna, Italia, bellissimi posti – ha detto subito dopo essere scesa dal suo fedele compagno di viaggio – sono contentissima di essere qui”. Ma non è né un giro turistico, né una scommessa personale. Una sfida, quella sì. Per dare coraggio ad altre donne. Come lei. Per dire che ce la possono fare. A volare, a fare il giro del mondo. In senso stretto, ma anche in senso metaforico. Lontano dalle violenze, dalle limitazioni, dalle barbarie. Lontano da quello che succede in Afghanistan: “Il burka? – ha spiegato – a Kabul c’è abbastanza libertà per le donne, ma nel resto del Paese la situazione è diversa. Poi dipende anche dalle famiglie”. Un giro del mondo che suona come un invito a tutte le ragazze del mondo. A guidare gli aerei, o comunque a volare alto: “Se credete in voi stesse – ha sottolineato sull’aeroporto di Elmas – potete farcela, potete inseguire il vostro sogno e raggiungere qualsiasi cosa desideriate”. Un’occasione di incontro, visti i temi comuni sulla parità di genere, che non si sono lasciate sfuggire le donne della rete Heminas e dell’Associazione Giulia Giornaliste: una delegazione ha avuto modo di scambiare le esperienze tra i due Paesi in un colloquio, con la pilota, aperto e produttivo. Un messaggio quello sulle pari opportunità lanciato anche dal sito internet Dream Soar, quartier geniale virtuale dell’impresa. “Solo lo 0,6% dei piloti sono donne. Le ragazze hanno bisogno di sapere che possono farcela”. (ANSA).