Il pericolo dell’Assemblea Nazionale Costituente

CARACAS – Pare che ormai non ci sia più marcia indietro. Il Venezuela avanza verso un’Assemblea Nazionale Costituente, nei termini voluti dal Presidente della Repubblica, Nicolás Maduro. Il Consiglio Nazionale Elettorale, nonostante le tante critiche all’iniziativa presidenziale e ai dubbi di costituzionalità manifestati dalla Procura della Repubblica, ha organizzato l’appuntamento elettorale in tempo record. E, sempre che non avvenga qualcosa di straordinario, l’elezione dei membri della Costituente avverrà il 30 luglio.

A differenza di quanto accaduto durante la presidenza di Hugo Chávez Frías, l’Assemblea Nazionale Costituente, chiamata a riformare lo Stato, non avrà una data perentoria entro la quale presentare la nuova Carta. Si potrà estendere fino a quando i membri dell’Assemblea lo considereranno opportuno e necessario. Nel frattempo, tutti i poteri pubblici saranno sospesi. Lo saranno, quindi, anche quelli assai critici col governo: Parlamento e, ora, Procura della Repubblica.

Il Paese sarà governato come lo fu la Francia tra il 1789 e il 1799, cioè, da una specie di “Comitato di Salute Pubblica”, ovviamente esteso agli oltre 500 membri della Costituente, che avrà amplio potere di controllo e decisione in ogni ambito della vita della società. In particolare, in quelli militare, giudiziario e legislativo.

L’Assemblea Costituente, nei termini proposti, è stata ritenuta dalla Procuratrice della Repubblica, Luisa Ortega Díaz, una violazione ai principi sanciti dall’attuale Costituzione. E così è stata denunciata dagli esponenti del Tavolo dell’Unità Democratica e dalle frange meno radicali del “chavismo”. Lo strappo della Procuratrice Luisa Ortega Díaz ha provocato all’interno del chavismo un terremoto dalle conseguenze ancora non abbastanza analizzate. In effetti, Luisa Ortega Díaz, promossa Procuratrice Generale nel 2007, era stata fino a qualche settimana fa, la pedina del governo per imputare colpe ai propri “nemici”. Ma quando col suo intervento ha obbligato l’Alta Corte a ritirare, anche se parzialmente, le sentenze attraverso le quali si usurpavano le funzioni del Parlamento e si attribuivano poteri quasi illimitati al capo dello Stato, si è trasformata, agli occhi dell’Opposizione, in una “paladina della giustizia” e agli occhi del governo in una “nemica”. Inoltre, ora che ha chiesto l’impeachment dei magistrati del Tribunale Supremo di Giustizia è stata accusata, da esponenti del governo del “Partito Socialista Unito del Venezuela”, di essere corrotta. Addirittura, c’è chi come il deputato Pedro Carreño, ha chiesto che sia sottoposta a una valutazione psichiatrica e psicologica.

Tribunale Supremo di Giustizia

I Magistrati dell’Alta Corte, di cui la Procuratrice giorni prima aveva chiesto l’incriminazione, hanno dato a loro volta il nulla osta a un processo contro Ortega Dìaz accusandola di gravi irregolarità. Addirittura è stata avanzata la possibilità di ordinare il sequestro dei suoi beni e la proibizione di uscire dal Paese. Si vedrà nei prossimi giorni cosa accadrà. Ma, intanto, si susseguono le manifestazioni di protesta, sempre più numerose, e la repressione ha varcato i limiti della tolleranza. E’ diventata selvaggia e sfrenata, come lo dimostra l’omicidio del giovane David Vallenilla, raggiunto ben tre volte da pallettoni di gomma sparati a bruciapelo e senza pietà, pare, da un allievo sergente dell’Aviazione che, non si sa perché, era tra gli agenti della Guardia Nazionale. In poco più di 80 giorni di proteste e di repressione, ci sono state ben 75 vittime, quasi una al giorno.

Ieri, rispetto e stima; oggi solo rabbia e tanta paura. Chi semina vento, raccoglie tempesta. I video shock, che attraverso la rete hanno fatto il giro del mondo arrivando fino all’angolo più sperduto del pianeta, hanno messo in luce un aspetto inatteso e sconosciuto del comportamento della Guardia Nazionale, il corpo di polizia militarizzata, e della Polizia Nazionale Bolivariana, creata appena alcuni anni fa in sostituzione della “Metropolitana”. In particolare, la Guardia Nazionale era uno dei corpi militari più stimati e ammirati dei venezuelani. Non si tratta solo della brutale violenza con la quale si spara su giovani manifestanti, sui giornalisti e su chiunque protesti contro il governo del presidente della Repubblica, Nicolas, Maduro, ma di accuse di rapine, scippi, furti di cui Polizia e Guardia Nazionale si starebbero rendendo colpevoli; furti, scippi e rapine opportunamente documentati perché, oggi, grazie agli smarthphone, siamo tutti giornalisti, tutti fotografi, tutti operatori.

Le immagini del poliziotto che spintona la giovane donna e le ruba l’orologio senza che la vittima colta di sorpresa e soffocata dall’effetto dei gas lacrimogeni, possa reagire; del collega che rovista nella borsetta di un’altra donna togliendole ogni cosa di valore; delle Guardie Nazionali che fuggono in moto come volgari ladri dopo aver tolto caschi e zainetti ad alcuni motociclisti, mostrano l’altro lato della moneta. Ma se molti di questi fatti sono stati documentati, ancor di più sarebbero quelli in cui polizia e Guardia Nazionale, in moto e in gruppo di sei o sette, dopo le manifestazioni, tendono agguati e rapinano i malcapitati che tornano a casa dal lavoro senza aver partecipato alle proteste degenerate in violenza. Parliamo ovviamente di una minoranza. Ma la loro condotta amorale getta fango sulla divisa che indossano.

Il presidente della Repubblica, i ministri della Difesa e degli Interni, non potendo fare altrimenti, hanno assicurato che i colpevoli saranno puniti. Ma, anche così, resta una domanda inquietante: quanti, dopo aver assistito a scene simili o aver visto i video amatoriali postati in rete, riusciranno più a sentirsi protetti dalla Polizia o dalla Guardia nazionale?
Bafile Mauro

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