Banche Venete: i falchi Ue criticano. Bce, tutto regolare

Dimostrazione di correntisti per richiedere risarcimenti dalla Banche Venete.
Dimostrazione di correntisti per richiedere risarcimenti dalla Banche Venete.

MILANO. – Francoforte prova a respingere le polemiche che, da più parti, vengono sollevate contro la soluzione adottata per Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Le ultime in ordine di tempo sono di due ‘falchi’ della Commissione Ue: il tedesco Guenther Oettinger, che è responsabile del bilancio, e il finlandese Jyrki Katainen, titolare della crescita. Il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, ha però ribadito: “Non è stata fatta alcuna eccezione alle regole e non è stato concesso alcun privilegio” all’Italia.

Insomma, in Europa la liquidazione delle venete deve ancora essere digerita perbene. Il punto più controverso è l’intervento dello Stato, che si è accollato la parte ‘malandata’ dei due istituti, mettendo subito sul piatto più di 5 miliardi, mentre quella sana è stata ceduta a un euro a Intesa.

Il più duro è stato il commissario Oettinger, che ha criticato Bankitalia e le autorità nazionali per come hanno gestito l’operazione. Secondo Katainen, invece, l’opinione pubblica l’ha percepita come un aiuto di Stato, nonostante le norme sul bail-in lo vietino.

Temendo questo tipo di attacchi, nei giorni scorsi la commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager, aveva tentato di prevenirli: la decisione sulle banche venete “non ha aggirato le regole”, aveva spiegato. Un concetto che il presidente della commissione Ue, Jean-Claude Juncker, ha ripetuto per rispondere ai due ‘falchi’.

I malumori, comunque, non passano proprio inascoltati. Ignazio Angeloni, che fa parte del consiglio di vigilanza della Bce, ha invitato a valutare “seriamente” le critiche. “Una riflessione sistematica su questa esperienza da parte della Commissione può senz’altro essere utile”, ha detto, per evitare che venga considerata un “precedente per favorire aggiramenti delle regole in futuro”.

Intesa, intanto, va avanti. In un incontro con i sindacati, i vertici dell’istituto hanno comunicato che le circa 600 filiali da dismettere (su un totale di oltre 6 mila) saranno chiuse entro il 30 giugno 2019. La banca ha anche confermato che non ci saranno licenziamenti, ma solo uscite volontarie: gli esuberi sono circa 3.900 su un totale di circa 100 mila dipendenti. Resta l’amarezza degli ex.

“Per me c’è il rammarico per un’occasione persa per il Veneto – ha detto l’ex presidente di Banca Popolare di Vicenza, Gianni Mion – che non è stato capace di trovare una sua linea autonoma, rispettosa delle norme e del mondo che cambiava”. Per Mion, comunque, “un’operazione così”, come quella che ha portato alla liquidazione di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, “non si fa in 24 ore. Quindi vuol dire che l’avevano studiata, penso. Ma non c’è niente di male”. In ogni caso, sostiene Mion, per le banche venete ora sarà più semplice trovare una soluzione sulle sofferenze: “Prima c’era quest’ansia di venderle – ha spiegato – adesso possono muoversi con una maggiore flessibilità e tranquillità, creeranno anche meno traumi a livello locale”.

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