Via al bando Trump. Iran: “Vergogna lo stop ai nonni”

Proteste per il bando agli immigrati a New York.
Proteste per il bando agli immigrati a New York. EPA/ANDREW GOMBERT
EPA/ANDREW GOMBERT

WASHINGTON. – E’ entrato in vigore, senza il caos e i problemi agli aeroporti della prima volta, il controverso ‘muslim ban’, il bando temporaneo ‘anti terrorismo’ dei cittadini di sei Paesi islamici e di tutti i rifugiati. Un provvedimento resuscitato parzialmente dalla Corte Suprema, in attesa di una pronuncia di merito in ottobre, dopo le bocciature di varie corti federali.

La sentenza prevede che il bando non si possa applicare a chi “possa rivendicare in maniera credibile una relazione autentica (‘bona fide’) con una persona o un’entità negli Usa”, ossia un rapporto famigliare, di lavoro o di studio. L’amministrazione Trump ha “interpretato” questa indicazione distinguendo tra ‘famiglia stretta’ e ‘famiglia allargata’.

Nella prima categoria, esentata dal divieto, sono stati inseriti genitori, anche acquisiti, fratelli e fratellastri, figli, generi e nuore. Nella seconda sono stati inclusi zii, cugini, nipoti, cognati e persino i nonni, mentre i fidanzati sono stati spostati all’ultimo momento tra coloro che non sono sottoposti a restrizioni.

Una classificazione che ha sollevato polemiche, anche tra alcuni dei sei Paesi della lista, come l’Iran. “Ora gli Stati Uniti vietano alle nonne iraniane di vedere i loro nipoti, dimostrando una vergognosa cieca ostilità nei confronti di tutti gli iraniani”, ha twittato il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif. Nei giorni scorsi Zarif aveva affermato che questo bando “non renderà più sicuri agli Stati Uniti”, che “non colpiscono chi è legato al terrorismo” e che, invece, “dovrebbero aderire alla vera lotta contro l’estremismo”.

Critiche anche in Usa, tra i difensori dei diritti umani, che ritengono arbitrari i perimetri famigliari stabiliti dall’ amministrazione Trump. Lo Stato delle Hawaii è già passato ai fatti, denunciando in un tribunale che il governo americano, rifiutando di riconoscere i nonni e altri parenti come relazione famigliare, ha interpretato in modo restrittivo la decisione della Corte Suprema, violandone i dettami.

Il procuratore locale ha chiesto al giudice federale (che aveva già bloccato il bando di Trump) di emettere al più presto un ordine che chiarisca come deve essere interpretata la sentenza della Corte Suprema. Il Dipartimento di Giustizia deve rispondere entro lunedì prossimo. Sarà il primo banco di prova di altre possibili battaglie legali.

L’America di Trump intanto ha dato un nuovo giro di vite contro gli immigrati illegali, votando al Congresso due nuove leggi. La prima è quella che sospende i finanziamenti federali alle ‘città santuario’, ossia le circa 300 città Usa (da San Francisco a New York) che offrono protezione ai clandestini. La seconda, la ‘Kate’s Law’ – dal nome di una giovane uccisa da un pregiudicato irregolare ed espulso cinque volte -, aumenta le pene per gli stranieri cacciati che ritornano negli Stati Uniti.

Trump ha espresso il suo plauso per l’approvazione di quelle che ha definito “due misure cruciali per salvare e proteggere vite americane”, in nome dello slogan ‘Make America Safe Again’, e ha invitato il Senato a fare altrettanto.

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