Migranti, Ong: “Codice condotta? Continueremo a salvare”

ROMA. – Codice di condotta per le ong che operano nel Mediterraneo e miglioramento delle condizioni dei centri di detenzione per migranti in Libia. Due punti sui quali hanno concordato i ministri dell’Interno di Italia, Francia e Germania, ma che restano obiettivi problematici da conseguire. Intanto, l’Anci ‘avverte’ il Viminale alle prese con numeri record di arrivi (85mila, il 20% in più dell 2016): “i sindaci hanno fatto la loro parte. All’emergenza non si risponde sovraccaricando i territori che ospitano”.

ONG, CONTINUEREMO A SALVARE – Il ministero dell’Interno lavora ad una serie di regole per fare ordine sull’attività delle navi umanitarie. Tra le ipotesi, l’obbligo di far salire a bordo la polizia giudiziaria ed il divieto di approdare sulle coste libiche. Ma le organizzazioni non ci stanno. “Noi – assicura Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere Italia – continueremo a salvare vite in mare. L’Europa potrebbe occuparsi direttamente con Frontex e Eunavformed dei soccorsi non lasciando che il 30-35% venga fatto dalle ong. Ci opporremo a richieste di far salire a bordo ufficiali di polizia giudiziaria”.

Sulla stessa linea il Moas di Christopher e Regina Catrambone, attiva in mare con la Phoenix. “Abbiamo sempre operato – sottolinea – sotto il coordinamento della Guardia Costiera e nel rispetto del diritto internazionale del mare che prevede l’obbligo di prestare soccorso in mare a ogni natante in difficoltà, indipendentemente dal fatto che questi possa trovarsi in acque internazionali o territoriali”.

SENZA SICUREZZA NIENTE INTERVENTI SU CENTRI LIBIA – Sul fronte dei centri in Libia, l’ostacolo è uno solo. “Noi – fa sapere l’Oim – siamo disponibili a lavorare per migliorare le condizioni delle strutture, ma ora non ci sono le condizioni di sicurezza indispensabili per operare”. Da parte sua Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, rileva che “in Libia stiamo operando con gli staff locali, non possiamo entrare con personale internazionale. Forniamo assistenza medica, beni di prima necessita’, identifichiamo i casi più vulnerabili. Sono interventi – aggiunge – limitati, ma è impossibile fare di più senza la stabilizzazione del Paese”.

ANCI AVVISA PREFETTI – E mentre l’Unhcr non prevede un calo dei flussi, in Italia è alta la tensione sull’accoglienza. Per il Viminale a questi ritmi la situazione non è sostenibile: anche ampliando il piano di accoglienza da 200 a 220mila, il sistema non regge fino a fine estate. Il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, esprime il malcontento dei sindaci. “Non è accettabile – osserva – che i prefetti forzino il rapporto migranti/abitanti (3 ogni mille) soltanto perché è più facile aggiungere posti letto a strutture esistenti che promuovere bandi per realizzare nuovi centri in Comuni che non ospitano nessuno. Naturalmente ogni fenomeno di intolleranza va condannato con fermezza. Ma occorre agire tutti con senso di responsabilità”.

(di Massimo Nesticò/ANSA)