Renzi snobba il nodo alleanze, ma Emiliano apre un nuovo fronte

Matteo Renzi durante l'assemblea nazionale dei circoli Pd al teatro Linear Ciak di Milano, 1 luglio 2017. ANSA/UFFICIO STAMPA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO-TIBERIO BARCHIELLI
Matteo Renzi durante l’assemblea nazionale dei circoli Pd al teatro Linear Ciak di Milano, 1 luglio 2017.
ANSA/UFFICIO STAMPA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO-TIBERIO BARCHIELLI

ROMA.- Già molto calda per lo scontro sulle alleanze, la direzione del Pd di giovedì prossimo rischia di diventare incandescente. Michele Emiliano, terzo arrivato al congresso e poco interessato alla lite sulla coalizione, apre un nuovo fronte tra i dem e contro il governo: il decreto sulle banche venete, così com’è, avverte il governatore pugliese, è invotabile. Una minaccia non tanto per i numeri in Parlamento – Fi ha annunciato il via libera – ma per aumentare la tensione interna visto che sull’ultimo decreto bancario, oltre a Padoan, si sono esposti anche il premier Gentiloni ed il leader Pd.

Matteo Renzi, dopo aver messo in chiaro la linea nell’assemblea dei circoli, “niente caminetti, niente discussioni fumose sulla coalizione”, è determinato a tenersi fuori dalle risse. Certo, il 10 uscirà il suo libro e chi ha avuto modo di parlare con lui fa capire che l’ex premier non le manderà a dire a critici e avversari non solo politici. Ma in un tweet il segretario Pd fa capire che lo scontro con Bersani e c. non interessa a nessuno.

Sono ben altre, a suo avviso, le cifre che appassionano gli italiani. “3.500.000 pensionati hanno la quattordicesima – enumera Renzi – 350mila giovani usano 18app, 35mila chiedono Ape, 350 parlano di coalizione #sinistra”.

A dar fastidio a Renzi su temi concreti ci pensa invece Emiliano che conta 10 deputati e due senatori. Il governatore fa sua la battaglia contro il decreto sulle banche venete, il cui iter in Parlamento non sarà affatto semplice come hanno fatto già capire i grillini che hanno presentato ben 450 emendamenti sui 700 avanzati dai gruppi.

Il governatore pugliese chiede di bloccare il provvedimento perchè “tradisce i risparmiatori, abbandonando completamente al loro destino centinaia di migliaia di piccoli azionisti e di obbligazionisti subordinati e comporta per lo Stato un onere spaventoso”. Un attacco in primis al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e quindi al governo su un tema sensibilissimo su cui si giocherà, scommettono in molti, gran parte della campagna elettorale per le elezioni politiche.

L’altro sfidante di Renzi al congresso, Orlando, “copre” invece il fronte a sinistra. Ma riceve solo picche dai renziani: il referendum tra gli iscritti sull’alleanza con Berlusconi, mette in chiaro oggi Ettore Rosato, “non ci sarà perchè il tema non si pone”. Politichese che Renzi lascia volentieri ad altri, convinto della distanza siderale di questi temi dalla vita delle persone.

Così come la riforma elettorale: oggi il Guardasigilli, sempre nello spirito di lavorare ad “un clima diverso” con la sinistra, chiede che il Pd lavori ad una legge maggioritaria, facendo sua la convinzione di Romano Prodi. Per Orlando bisogna “ricostruire la coalizione di centrosinistra: è l’unica risposta efficace per evitare di aprire al strada al populismo e al M5s”.

Ma i renziani sono di tutt’altro avviso: “Noi lottiamo per governare da soli, per arrivare al 40%”, sentenzia Ettore Rosato. Nessun dialogo per ora con Insieme, il nuovo soggetto tenuto a battesimo sabato a piazza Santi Apostoli da Giuliano Pisapia e gli ex democratici di Mdp.

Bruno Tabacci, braccio destro dell’ex sindaco di Milano, è tornato a chiedere la costituzione a settembre, con la ripresa del dibattito sulla legge elettorale, dei gruppi parlamentari unici della sinistra. Ma la liason vede più che perplesso il segretario SI Nicola Fratoianni che evidenzia come la differenza di fondo è che mentre Mdp è in maggioranza, SI non vota la fiducia al governo.

Se il tema delle banche è destinato a far discutere, peserà sulla lunga campagna elettorale anche il tema dei migranti e delle politiche migratorie. Gentiloni sta spingendo molto, e lo farà anche al G20, per una maggiore solidarietà europea nell’accoglienza. Renzi, considerando la prima intesa raggiunta a Parigi “un passo avanti”, si appella a tutti i partiti italiani “per smettere con le polemiche demagogiche e dare tutti una mano al nostro governo”.

Ma, al netto degli alleati di governo, il Pd sembra lasciato solo. Anzi sullo ius soli, su cui i dem sono determinati ad andare avanti, dovrà affrontare le barricate della Lega e di M5S.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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