Padoan: “Finiti i focolai di crisi bancarie”. Attesa su rimborsi

ROMA. – Con l’accordo per il salvataggio di Mps e delle banche venete si sono chiusi i “focolai di crisi” per le banche. A rivendicare l’azione del governo per sostenere il sistema bancario è il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, “fiducioso” che anche l’ultimo passaggio che manca per Veneto Banca e Popolare Vicenza, cioè l’approvazione del decreto che fa da cornice all’intervento di Intesa, si possa chiudere rapidamente e senza sostanziali modifiche.

Nelle stesse ore però si registra da un lato il nulla di fatto in commissione Finanze della Camera, che ha chiuso l’esame del provvedimento senza portare a casa le modifiche più attese, a partire da quelle per ampliare la platea dei risparmiatori. Dall’altro lato arriva invece l’affondo di Jeroen Dijsselbloem, che imputa proprio al “sistema politico italiano” la responsabilità di essere il freno alle riforme del sistema delle banche, aggiungendo peraltro che proprio i principi del bail in, che per Deutsche Bank sono stati ‘aggirati’ dall’Italia, hanno bisogno “di ritocchi significativi”.

La soluzione trovata dalle autorità europee insieme a Roma per le banche venete sarà peraltro al centro della riunione dell’Eurogruppo di lunedì, al quale, in via eccezionale, parteciperà anche il commissario alla concorrenza Margrethe Vestager, insieme ai capi di Single Resolution Board e di Single Supervisory Mechanism della Bce, Elke Konig e Danielle Nouy.

“Abbiamo rimesso in carreggiata la quarta banca del Paese” con riferimento a Mps, mentre “le banche venete sono state rilevate da Intesa che non ha problemi di credibilità” ha sottolineato Padoan, respingendo nuovamente le critiche arrivate in queste ultime settimane: “Una volta – ha detto con una battuta – si diceva che in Italia c’erano 50-60 milioni di commissari tecnici della nazionale. Mi sembra che siano diventati 50-60 milioni di ministri delle Finanze…”.

In Parlamento però la “migliore delle misure possibili” messa in campo per le banche venete ha incontrato un empasse: nonostante la volontà, rimasta, di chiudere rapidamente l’esame del decreto, la commissione Finanze non è riuscita a concludere il vaglio degli oltre 500 emendamenti lasciando in attesa anche la proposta del relatore, Giovanni Sanga (Pd), che raccoglie diverse istanze dei deputati.

In primis prevede che il rimborso per i risparmiatori delle venete avvenga per le obbligazioni acquistate entro il 1 febbraio 2016 anziché entro il 12 giugno 2014, data della pubblicazione nella G.U. Ue della direttiva sul bail in applicata anche nel caso delle 4 banche. Ma le venete, è il ragionamento che si fa nella maggioranza, in quel periodo erano ancora considerate solide, salvo poi precipitare nella crisi che ha portato ora alla liquidazione coatta, e i risparmiatori hanno continuato ad acquistare obbligazioni subordinate.

Altro capitolo sospeso la stretta sulla responsabilità dei manager che, nelle intenzioni dei Dem – apprezzate anche dagli altri gruppi – saranno automaticamente condannati all’interdizione perpetua se viene riconosciuta dal giudice la responsabilità in sede civile dei dissesti.

Questi temi, secondo quanto viene riferito, hanno bisogno ancora di qualche approfondimento – anche sull’eventuale aggravio di costi a carico di Intesa sul fronte dei rimborsi – motivo che ha spinto la commissione a chiudere con il mandato al relatore rinviando alla prossima settimana (con un probabile ritorno in commissione del testo) il voto di queste correzioni. Difficile che vengano invece ripescate alcune modifiche ‘tecniche’ che aveva presentato il governo, con un emendamento poi ritirato per evitare di incappare in una bocciatura ‘procedurale’.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)