Addio casalinge, in 10 anni sono mezzo milione in meno

ROMA. – Più povere, più anziane, più sole. Nel 2016 le donne che si riconoscono come casalinghe in Italia sono oltre mezzo milione in meno di dieci anni prima, ma ancora contano 7 milioni e 338 mila anime, pronte a difendere nel mondo il mito e lo stereotipo della mamma italiana tutta casa e famiglia.

Come vuole la leggenda, nella maggior parte dei casi vivono al Centro Sud e oltre una su due non ha mai lavorato al di fuori delle mura domestiche ma la loro età media è più alta di un tempo, e ha raggiunto i 60 anni. Così una casalinga su cinque si trova a vivere da sola, magari perché i figli hanno lasciato il nido ed è vedova o divorziata.

A raccontare le massaie del terzo millennio ci pensa l’Istat nel rapporto “Le casalinghe in Italia. Anno 2016” dove descrive una vita fatta di tanto lavoro, in media quasi 49 ore a settimana, più di molti impiegati; pochi soldi, che sono scarsi o insufficienti per una su due; e poco svago. Meno di una casalinga su tre va al cinema anche solo una volta all’anno o legge almeno un libro e ancora meno frequentano concerti, mostre e musei. Internet non fa parte della vita quotidiana di queste donne, tra le quali solo su due su dieci navigano abitualmente, e anche le più giovani sono poco connesse: usa il web appena il 41,4%.

La situazione delle 625 mila ragazze sotto i 35 anni che si dedicano solo alla casa è particolarmente delicata. Dichiarano di non cercare un impiego per motivi familiari ma questa situazione le espone a rischi economici e sociali di gran lunga superiore a quelli delle coetanee che lavorano. Una giovane casalinga su cinque vive in povertà assoluta (il 20%), a fronte del 5,3% delle coetanee lavoratrici e del 4,8% delle casalinghe più anziane.

Anche in generale, la situazione economica delle donne di casa “non è buona”, osserva l’Istat: oltre 700 mila sono quelle assolutamente indigenti nel 2015, con risorse insufficienti per comprare i beni e servizi essenziali per una vita dignitosa e 600 mila hanno cercato lavoro ma hanno perso le speranze di trovarlo.

L’Unione nazionale consumatori sottolinea che la povertà tra le massaie moderne in un solo anno è aumentata del 10%, mentre Federcasalinghe vede nei dati “un campanello d’allarme sul fatto che in Italia non esiste una politica razionale inclusiva nei confronti delle casalinghe”, vittime di una “discriminazione pesante”.

“Il tema delle casalinghe è forte e grande”, riconosce il segretario del Pd, Matteo Renzi, parlando a Radio Montecarlo. Ancora oggi solo il 37,7% delle casalinghe ha un bancomat o una carta di credito e la maggioranza di loro si trova a chiedere al marito i soldi anche per le piccole spese quotidiane.

Eppure qualcosa sta cambiando nel rapporto tra uomini e donne pure nelle famiglie più tradizionali. Il carico di lavoro familiare svolto dalle casalinghe è passato dall’89,6% del 1989 all’80,3% del 2014. In questo aiutano i 35 minuti di lavoro domestico in più svolto ogni giorno dagli uomini, coinvolti soprattutto nella cura dei figli. Ma contribuiscono anche le scelte delle donne, che dedicano un’ora e 23 minuti in meno al giorno alle faccende domestiche, rispetto all’89, e 39 minuti in più ai figli.

Sarà anche per queste trasformazioni che il 35,3% delle donne di casa esprime una soddisfazione elevata per la propria vita. E’ una quota importante, seppure inferiore di quasi dieci punti a quella delle donne che lavorano.

(di Chiara Munafò/ANSA)

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