Tour: Kittel tedesco volante, poker di sprint con record

Il tedesco Marcel Kittel of Germany (taglia in scioltezza il traguardo di Bergerac, Francia, 11 luglio 2017. EPA/ROBERT GHEMENT
Il tedesco Marcel Kittel of Germany (taglia in scioltezza il traguardo di Bergerac, Francia, 11 luglio 2017. EPA/ROBERT GHEMENT

ROMA. – Marcel Kittel vinceva lo sprint quando ancora si correva con un gruppo a ranghi compatti e con i vari Demare, Cavandish, Sagan a contendersi ogni traiettoria, figurarsi adesso che è rimasto con pochi diretti concorrenti, fra i quali il connazionale tedesco John Degenkolb che, fino agli ultimi metri prima del traguardo di oggi, gli ha conteso il poker. Che la maglia verde ha calato, entrando direttamente nella storia del Tour de France di ciclismo, perché ha superato il connazionale Erik Zabel, fermo a 12 vittorie, mentre il gigante della Quickstep-Floors è passato avanti, toccando quota 13. E non è finita, visto che il tedesco volante ha ‘soltanto’ 29 anni e qualche Tour può ancora disputarlo da qui a fine carriera.

Kittel, anche sul traguardo di Bergerac – dove si è conclusa la decima tappa, cominciata da Périgueux – è partito dietro tutti e ha sbaragliato l’esigua concorrenza, con Degenkolb non in grado di mettere la propria ruota davanti alla sua. Uno sprint imperiale, senza ombre né discussioni, o polemiche. Una vittoria pulita, davanti al connazionale e poi a Dylan Groenewen, l’olandese che si è piazzato terzo, mentre al quarto e al quinto posto si sono sistemati rispettivamente Ruediger Selig e il norvegese Alexander Kristoff. Solo sesto il francese Nacer Bouhanni, ancora all’asciutto nella corsa che ama di più. Primo degli italiani il solito Sonny Colbrelli, nono.

In classifica generale non si è mossa foglia, dopo il primo giorno di riposo che anticipa la settimana della gestione delle energie (la seconda): l’inglese Chris Froome è ancora in vetta con 18″ di vantaggio su Fabio Aru e 51″ su Rigobero Uran. Non la tappa di oggi e nemmeno quella di domani, da Eymet a Pau (203,5 chilometri), possono modificare l’inerzia della corsa a tappe francese.

Da giovedì la musica cambierà e si tornerà a salire, questa volta a sub, sulle ruvide strade dei Pirenei, dove Aru costruì il proprio successo nella Vuelta di Spagna e dove Froome è abituato a respingere ogni attacco. Giovedì sarà la volta della Pau-Peyragudes, di 214,5 chilometri con cinque Gran premi della montagna, di cui uno (Port de Balès di ‘hors categorie’); il giorno dopo, cioè venerdì, toccherà alla Saint Girons-Foix, la tappa breve (poco più di 100 chilometri) di cui ha parlato ieri in conferenza stampa Aru, ammettendo di temere l’alta velocità. Ma non solo: ci saranno da temere tre Gpm, ma anche l’ultima discesa.

Lascia un commento