Gentiloni non molla lo Ius Soli, ma numeri in bilico

Ius Soli temperato
Ius Soli temperato
Ius Soli temperato
Ius Soli temperato

ROMA. – Il premier Paolo Gentiloni prende tempo sulla decisione di mettere la fiducia sullo ius soli. Non perchè la volontà del governo, sotto la spinta di Matteo Renzi, sia venuta meno sul provvedimento, assicurano dall’esecutivo, ma perchè il clima in questi giorni è troppo teso con il governo già sotto pressione per braccio di ferro in Europa sui migranti. Per questo il ministro Ap Enrico Costa insiste su “un essenziale momento di riflessione”, ed i numeri al Senato sono considerati troppo a rischio ma la speranza dei dem è che tra un paio di settimane le acque si calmino e si riesca ad approvare il testo prima della pausa estiva.

Troppi segnali hanno spinto il presidente del consiglio a non decidere la fiducia sullo ius soli, imprimendo così la volata finale al provvedimento che, come ricorda Matteo Orfini, è stato approvato alla Camera “637 giorni fa”. I numeri della maggioranza a Palazzo Madama, è l’altolà arrivato dai senatori dem, sono troppo ballerini e i centristi non garantirebbero la fiducia al provvedimento.

Sembra che la Lega abbia fatto girare la voce che chi voterà lo ius soli non avrà chance di essere candidato nel centrodestra e la prospettiva terrorizza esponenti di un partito che non ha ancora deciso con chi allearsi alle elezioni. A questo punto Gentiloni, d’intesa con Matteo Renzi, hanno deciso di temporeggiare.

“Se il governo cade sullo ius soli poi daranno di certo la colpa a me dicendo che voglio andare a votare” sarebbe la tesi del leader dem. Che ha lasciato la decisione al premier al quale spetterà l’onere di spiegare lo stop al provvedimento se non si riuscirà ad andare avanti.

Al Senato il Pd fa calcoli sui numeri e studia strategie mentre dal governo si rassicura che alla fine la fiducia sarà posta dopo che Palazzo Madama avrà votato il decreto vaccini, il distacco di Sappada dal Veneto per il Friuli e il dl banche. “Lo Ius soli rimane una precedenza assoluta per il Pd – assicura il capogruppo dem Luigi Zanda – come mi hanno confermato nelle ultime ore sia Gentiloni, sia il segretario Pd Renzi”.

La finestra temporale sarebbe dal 23 luglio ed è lì che il Pd spera di tornare alla carica. “A differenza di Salvini dico sì allo ius soli, è un dovere” incalza Renzi che ribadisce anche “il numero chiuso” per l’accoglienza dei migranti. Molto dipenderà sul clima nell’opinione pubblica e quindi nei partiti dall’esito dell’impegno del ministro degli Interni Marco Minniti e del governo per cercare di cambiare Triton e allargare anche ad altri paesi l’onere dell’accoglienza di chi sbarca.

A quel punto, se Angelino Alfano riuscisse a serrare le sue fila, il Senato dovrà affrontare 4 voti di fiducia per ogni articolo del test, visto che il ddl è arrivato in Aula senza relatore, o, ipotesi più probabile visto il rischio di ogni votazione, sarà presentato un maxi-emendamento da varare con un unico voto di fiducia, mettendo, però, in conto a quel punto un definitivo passaggio alla Camera dove la maggioranza non ha problemi.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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