Incendi: brucia ancora il Sud, due morti in Calabria

Incendi Sud Italia
Messina, foto dal profilo Twitter dei Vigili del Fuoco
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Messina, foto dal profilo Twitter dei Vigili del Fuoco

ROMA. – Brucia ancora il sud Italia, per il terzo giorno di fila: centinaia di roghi, quasi tutti dolosi, stanno devastando migliaia di ettari in Sicilia, Calabria, Campania nonostante il lavoro incessante dei vigili del fuoco impegnati a terra e dei piloti di Canadair ed elicotteri. Fiamme che hanno provocato anche due vittime: due agricoltori in provincia di Cosenza, uccisi mentre tentavano di spegnere gli incendi che hanno colpito i loro terreni.

Sono i numeri a dare la dimensione di quel che sta avvenendo: dalla metà di giugno al 12 luglio, dice Legambiente, sono andati in fumo 26mila ettari di boschi, la stessa superficie che è bruciata in tutto il 2016. Dall’inizio dell’anno, inoltre, si è stabilito un altro record: la flotta dello Stato è intervenuta 769 volte, il picco massimo degli ultimi 10 anni. Nel 2007, un anno infernale per gli incendi, le richieste si fermarono a 722. E nel 2012, altro anno difficile, furono 458.

“Di fronte a questi numeri – sottolinea la Protezione Civile – è encomiabile il lavoro svolto dalla flotta antincendio”. Che da oggi può contare su altri due velivoli: due aerei francesi già operativi sul Vesuvio dopo la richiesta d’aiuto dell’Italia a Bruxelles. I vigili del fuoco hanno effettuato in una sola giornata oltre mille interventi, un quarto dei quali in Sicilia dove tutte le province sono interessate dagli incendi.

Situazione grave anche in Calabria, con 137 roghi soprattutto in provincia di Reggio Calabria e Cosenza. E’ qui che sono morti i due agricoltori: il primo, un pensionato di 68 anni, è finito in un fosso dopo esser stato investito dal fumo che aveva invaso il suo uliveto a Cessaniti, il secondo, un sessantanovenne, è stato trovato morto nel suo terreno a San Pietro in Guarano.

Nessuna vittima ma centinaia di evacuati in Basilicata, a causa delle fiamme che hanno accerchiato 3 campeggi a Metaponto. “Mi appello alla responsabilità dei cittadini – dice il governatore Marcello Pittella – affinché denuncino le condotte di natura dolosa”.

Non va meglio in Campania: l’Esercito presidia le vie d’accesso al Vesuvio (finora sono stati distrutti 100 ettari di bosco), mentre le fiamme hanno raggiunto anche Positano e i vigili del fuoco hanno dovuto proteggere l’ospedale ad Ottaviano. In Sardegna, infine, è stato convocato il comitato operativo regionale per coordinare le operazioni di spegnimento degli incendi che stanno interessando la Gallura.

E intanto è riesplosa la polemica sullo scioglimento del Corpo forestale dello Stato, transitato nei Carabinieri e, in minima parte (360 persone su quasi settemila forestali) nei Vigili del Fuoco. Il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli ha presentato un esposto alla Corte dei Conti e alla procura di Roma: su 32 elicotteri che appartenevano al Corpo Forestale, sostiene, 16 sono passati ai Vigili del Fuoco e 16 ai Carabinieri. Ma 28 sono a terra per una serie di problemi che vanno dall’aggiornamento dei criteri di volo ai brevetti dei piloti.

Anche i sindacati definiscono una scelta “deleteria”, un “errore”, il passaggio della Forestale ai Carabinieri. Tutto il servizio antincendio del Cfs, dice il segretario del Silp-Cgil Daniele Tissone, è passato nei Vigili del Fuoco, “ma la maggior parte degli uomini, dei mezzi, delle autobotti e degli elicotteri sono adesso ai Carabinieri e sono di fatto sottratti alla macchina che gestisce l’emergenza incendi”.

Almeno “duemila persone”, secondo il segretario della Fns-Cisl Pompeo Mannone, che si occupavano di incendi, ora fanno altro. Senza contare che c’è anche “l’impossibilità per le Regioni di attivare convenzioni con il Corpo Forestale”.

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