Banche: Cina conferma primato attivi, Europa apre 2017 con più ricavi

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Banche cinesi primato attivi
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Banche cinesi primato attivi

MILANO. – I crediti dubbi restano sempre una spina nel fianco delle banche italiane ma cominciano ad essere tangibili le pulizie di bilancio in atto. E’ vero che nel 2016 i crediti dubbi rappresentavano ancora il 6,7% del totale dei crediti degli istituti. Dunque quasi quattro volte la media europea (che è l’1,8%). Tuttavia un’inversione c’è tanto che lo scorso anno, per le partite deteriorate, la sforbiciata è evidente rispetto all’8,3% del 2015 e, soprattutto, all’8,8% del 2014. Un quadro che emerga dalla consueta ricerca di Mediobanca R&S dedicata alle banche internazionali.

L’Italia è poi più virtuosa di altri Paesi per quanto riguarda i crediti ‘forborne performing’ (ovvero i crediti ristrutturati che rischiano di diventare npl) che sono pari all’11,2% dei crediti deteriorati lordi. Un livello tra i più bassi d’Europa rispetto ad una media europea del 25,5% e, in particolare, in confronto al 74,2% della Spagna e al 52,5% della Germania.

Così come è modesto il peso degli asset di ‘livello III’, titoli che non hanno un mercato di riferimento da cui desumere i prezzi: il 10,5% del patrimonio netto tangibile per Intesa e l’8,3% per Unicredit, a fronte del 47,1% di Deutsche Bank, del 43,5% di Barclays, del 47,7% di Credit Suisse.

A livello globale si consolida poi il dominio degli istituti ‘made in China’. Nelle prime sei posizioni quattro banche sono cinesi, due statunitensi, la settima è giapponese (Mitsubishi). Inoltre a fine 2016 la Industrial and Commercial Bank of China ha scalzato Jp Morgan Chase da banca più grande del mondo (3.297 contro 3.178 miliardi di attivo). La prima europea è la britannica Hsbc in ottava posizione. E solo la statunitense Capital One è riuscita a tenerne il passo delle cinesi che hanno almeno raddoppiato la loro dimensione.

Dall’indagine emerge infine come nel primo trimestre 2017 i ricavi delle banche europee siano stati più dinamici rispetto a quelle Usa: +4,1% contro il 3,9%. E anche sul fronte del risultato netto il Vecchio Continente si è mostrato più effervescente (+19,7% rispetto al +11,4%). Quadro diverso, invece, per il 2016 con i ricavi degli istituti Usa cresciuti dell’1,7% e in Europa calati del 6,2%.

Le banche europee a differenza di quelle statunitensi sopportano maggiori costi operativi (cost/income ratio: 68,9% contro il 61% negli Usa) e maggiori svalutazioni dei crediti (10,8% contro il 6,8%). Inoltre tra multe e svalutazioni hanno pagato un conto di 143,7 miliardi di euro di oneri non ricorrenti tra 2011 e 2016. Il saldo delle banche Usa si ferma a 34,7 miliardi di dollari.

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