Mattarella in Valtellina: “Italia ha bisogno di unità”

Aquilone 18/07/2017 Il Presidente Sergio Mattarella depone un cuscino di fiori sulla lapide che ricorda le vittime dell’alluvione in Valtellina (Foto Ufficio Stampa Quirinale)
Aquilone 18/07/2017
Il Presidente Sergio Mattarella depone un cuscino di fiori sulla lapide che ricorda le vittime dell’alluvione in Valtellina (Foto Ufficio Stampa Quirinale)

VALDISOTTO (SONDRIO). – Quella della Valtellina è la più lontana nel tempo, ma anche tragedie più recenti, come il terremoto che l’anno scorso ha colpito il Centro Italia, dimostrano come “l’Italia abbia bisogno della propria unità, anche per crescere meglio e di più”. Dal Memoriale di Aquilone, frazione di Valdisotto (Sondrio) spazzata via nel luglio del 1987 da una frana provocata dall’alluvione in Valtellina, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lancia un nuovo invito alla collaborazione tra diversi territori e diverse regioni “anche in tempi ordinari, e non soltanto in quelli straordinari” perché “l’unità è una risorsa che accresce le opportunità di ciascuno”.

“Quando un cataclisma si abbatte su un territorio, anche il più distante, la solidarietà non è un atteggiamento esteriore, ma la condizione stessa dell’essere nazione, cioè del costituire una vera comunità”, spiega nel suo discorso nella cerimonia per il trentennale dell’alluvione in Valtellina, ringraziando una comunità che “è stata capace di ricostruire”.

Ma la tragedia del 1987 è lo spunto per ricordare altre morti e altre popolazioni in difficoltà, come quelle colpite l’anno scorso dal terremoto che “devono essere certe che non verranno lasciate mai sole ad affrontare le grandi difficoltà della ricostruzione e della riorganizzazione della loro vita sociale”.

“Prevenzione e previsione” sono indispensabili per evitare altre tragedie, “stabilire un patto virtuoso tra sviluppo e natura rappresenta una delle grandi sfide del futuro”, spiega Mattarella che ha parole durissime invece per “i criminali da punire con forte determinazione e grande severità” che appiccano gli incendi in tutta Italia, “sciagurati che mettono a rischio la sicurezza delle persone, deturpano la bellezza del nostro Paese e ne danneggiano gravemente l’economia”.

Sono in tanti ad aspettarlo in questa frazione di poche case che non venne evacuata dopo l’esondazione dell’Adda e le prime frane del 18 luglio del 1987. Lontana quasi un chilometro dalla zona a rischio, “chi avrebbe mai pensato potesse succedere una cosa del genere?”, si chiede ancora oggi Alberto Frizziero, per 10 anni sindaco di Sondrio e nel 1987 presidente del Bim (Bacino Imbrifero Montano dell’Adda) tra i primi ad arrivare in prefettura 30 anni fa.

E invece dieci giorni dopo, il 28 luglio, una massa di terra di 40 milioni di metri cubi si staccò dalla Val Pola per spazzare via Aquilone e Sant’Antonio Morignone, raddoppiando le vittime dell’alluvione che salirono a 53. Mattarella passa di fianco alla lapide che ricorda le persone che persero la vita quel giorno e spiega che “vedere queste foto mi ha riempito di dolore, soprattutto quelle dei bambini sono particolarmente commoventi”.

“Non possiamo, né dobbiamo, dimenticare”, sottolinea il presidente della Repubblica, perchè “un Paese, una società solidale, non dimentica chi ha perso la vita in circostanze così sconvolgenti”.

(dell’inviato Enrico Martinelli/ANSA)