Tenaglia Ap-Mdp e Gentiloni avverte Alfano su Ius soli

Angelino Alfano, Paolo Gentiloni. (Foto Roberto Monaldo / LaPresse)
Angelino Alfano, Paolo Gentiloni. (Foto Roberto Monaldo / LaPresse)

ROMA. – E’ già liberi tutti, nella maggioranza. Ancora, a rigor di calendario, la finestra elettorale non è chiusa. Ma la “paura del voto anticipato non c’è più”, osserva il Dem Ettore Rosato. E così se Matteo Renzi blinda il “nostro Gentiloni”, i due alleati di maggioranza del Pd si smarcano. Mdp è pronto a passare all’opposizione. E Angelino Alfano, pur sostenendo il governo, dichiara “conclusa la collaborazione di Ap con il Pd”. Fibrillazioni che Paolo Gentiloni punta a governare col suo passo felpato, per blindare la maggioranza fino al varo della manovra, ma senza intanto rinunciare a fare leggi “giuste” come lo ius soli.

E lo dice chiaro e tondo in un incontro con il leader di Ap: su quella legge dopo l’estate sono deciso ad andare fino in fondo. Il premier incontra il ministro a Palazzo Chigi per parlare di Libia e immigrazione. Ma, raccontano fonti parlamentari, coglie l’occasione per chiarire al leader di Ap che garantire un generico sostegno al governo non basta: così rischia di crollare tutto.

Dunque, responsabilità fino al varo della legge di bilancio, poi ognuno potrà andare per la sua strada. Responsabilità, spiega il premier, vuol dire anche non far saltare il banco sullo ius soli: la legge va approvata, perché è giusta. Lo pensa anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che però, spiegano diverse fonti parlamentari, nella vicenda dell’iter al Senato, tutta parlamentare, ha preferito non entrare lasciando ogni decisione a Gentiloni.

Si può fare, per noi non ci sono pregiudiziali, replica Alfano. Ma servono miglioramenti al testo: questo chiede il ministro. I centristi non vogliono far cadere il governo ma sono in agitazione per le prossime elezioni. Alcuni hanno già imboccato la via del ritorno al centrodestra di Berlusconi, come Enrico Costa, che a breve dovrebbe lasciare il ministero. Perciò Alfano in un’intervista a La Stampa (la rivendica rilanciandola su Twitter in serata, dopo l’incontro con Gentiloni) avvia la fase dello smarcamento con la presa di distanza dal Pd.

Mdp, sul fronte opposto, non ha ancora deciso quando, ma è in uscita dalla maggioranza: “Non possiamo dare voti di sinistra a politiche di destra, serve una svolta”, dice Roberto Speranza. In mezzo a questa tenaglia, recrimina qualche renziano, per il Pd sarebbe stato meglio andare al voto anticipato. Ma Renzi da Napoli, in un forum al Mattino, torna a dettare la linea della responsabilità: “Lo ius soli è un dovere, sacrosanto. Il governo ha deciso di non mettere la fiducia e io sto dalla parte di Gentiloni, sempre. Sto al suo fianco e accetto questa decisione con cooperazione e collaborazione”, scandisce il segretario Pd.

E aggiunge che “ragionevolmente” si vota a fine legislatura e fino ad allora il Pd “difenderà e darà una mano” al premier. Come si andrà avanti sullo ius soli, si vedrà a settembre: Gentiloni incassa la disponibilità di Nicola Fratoianni a votare una “fiducia di scopo” pur di far passare lo ius soli al Senato. La minoranza Pd invita a ripensare il rinvio ma il capogruppo Pd Luigi Zanda dice che non bastano da soli i 7 voti di SI.

Renzi delega al premier questa partita e “gioca”, con il suo libro, i preliminari della sua campagna elettorale. Da settembre girerà l’Italia per “scrivere il programma con le persone”, annuncia. Intanto si vuol tenere fuori da “liti tra correnti” e dibattiti sulla sinistra. Con questa legge elettorale, spiega, “ognuno correrà per vincere: chi fa il 40%. Certo è complicato. Dopo di che se Berlusconi dice ‘mai con il Pd’ benissimo, auguri. Speriamo di non vedere un governo Berlusconi-Salvini. Ma decidono gli italiani”.

(di Serenella Mattera/ANSA)

Lascia un commento