Mafia: colpo al clan di Brancaccio, 34 arresti

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Mafia: colpo al clan di Brancaccio, 34 arresti
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Mafia: colpo al clan di Brancaccio, 34 arresti

PALERMO. – Nel giorno del ricordo di Paolo Borsellino e della sua scorta, la Procura di Palermo e i carabinieri assestano un duro colpo alla mafia di una delle zone più degradate ma allo stesso tempo potenti di Palermo: Brancaccio. Nel quartiere in cui fu ucciso don Pino Puglisi sono state arrestate questa notte 34 persone.

Il capo, la “testa dell’acqua”, per gli inquirenti è Pietro Tagliavia. Ma a sorprendere è il nome di un insospettabile nell’elenco degli arrestati: Giuseppe Lo Porto, fratello di Giovanni, l’operatore umanitario rapito da Al Qaeda nel 2012, in Pakistan, e ucciso tre anni fa da un drone americano nel corso di un’operazione antiterrorismo. Per quella vicenda il governo americano ha inviato alla famiglia 1,2 milioni di euro.

Lo Porto, il fratello maggiore che convocava le conferenze stampa per chiedere verità e giustizia al presidente Obama, secondo gli inquirenti era un fidatissimo del capomafia di Brancaccio Tagliavia, rampollo di una storica famiglia di mafia coinvolta nelle stragi del 1992-1993. Lo Porto si occupava della gestione della cassa e della distribuzione delle “mensilità” alle famiglie dei carcerati.

Gli introiti arrivavano dalle estorsioni imposte a tappeto nella parte orientale della città, ma anche da alcuni affari adesso svelati dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria. Ad esempio la gestione, tramite prestanome, di un ramificato gruppo di imprese anche nazionali che si occupavano principalmente nel settore della commercializzazione degli imballaggi industriali “pallets”.

“Prendiamo un bidone di benzina”, si sente in una delle intercettazioni in cui gli indagati progettano una ritorsione. “E anche questa è fatta”, si dicono i presunti mafiosi mentre si allontanano dal luogo dell’intimidazione.

Sono state ricostruite decine di estorsioni perpetrate ai danni sia di imprese edili impegnate in importanti lavori di ristrutturazione, sia di piccole attività commerciali storicamente attive nel territorio. Tagliavia gestiva anche il gioco del lotto abusivo nel suo mandamento. Ma aveva anche il controllo delle attività degli ambulanti che dovevano fare un “regalino” se volevano continuare a operare nel territorio.

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