Pensioni, Boeri: “Servono più migranti regolari”

Lavoratori migranti nell'industria. Stipendio
Lavoratori migranti nell'industria.
Lavoratori migranti nell’industria.

ROMA. – “Sono sempre più necessari immigrati regolari”, che ci hanno “regalato” negli ultimi anni circa un punto di Pil in contributi sociali. Versano ogni anno 8 miliardi e ne ricevono 3 in pensioni e altre prestazioni. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, denuncia che “mentre aumenta tra la popolazione la percezione di un numero eccessivo di immigrati, abbiamo sempre più bisogno di migranti che contribuiscano al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale”, in un’audizione alla commissione sul sistema di accoglienza.

Queste parole scatenano le reazioni della politica. “Gli immigrati hanno tolto il lavoro ai giovani”, attacca da destra il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli (Lega Nord). ”Boeri vive su marte”, gli fa eco il leader del partito Matteo Salvini.

I dati “confermano l’incidenza positiva delle migrazioni regolari sul sistema pensionistico”, ribattono le deputate del Pd Maria Chiara Gadda e Sara Moretto. Interviene invitando ad ascoltare le parole di Boeri anche la presidente della Camera, Laura Boldrini.

Mentre Deborah Bergamini, responsabile comunicazione di Forza Italia, si domanda se Inps non significhi “Istituto nazionale di previdenza stranieri”. Anche il blog di Grillo entra nell’arena attribuendo ai partiti la responsabilità politica del “disastro immigrazione”, che “deve essere gestita e le leggi rispettate”.

Dal presidente del Senato, Piero Grasso, arriva intanto il monito: “salvare vite umane e accogliere i rifugiati non è un atto di buon cuore ma un dovere giuridico sancito dalla nostra Costituzione e dai trattati internazionali”.

Boeri ribadisce che i costi di uno stop ai nuovi permessi di lavoro, con il “sostanziale azzeramento” delle quote del decreto flussi, supererebbero di 37 miliardi nel 2040, la cifra indicata già alla presentazione del rapporto annuale Inps. E il crescente numero di immigrati irregolari e richiedenti asilo – aggiunge – non compenserà la stretta sui permessi di lavoro.

I clandestini, infatti, che sono un terzo dei lavoratori in nero emersi dalle ispezioni dell’Inps tra il 2013 e il 2015, non versano contributi e i rifugiati hanno difficoltà a trovare lavoro perché i centri di accoglienza sono concentrati in aree rurali, con poche opportunità di impiego.

“Il confronto pubblico – afferma Boeri – dovrebbe incentrarsi su come inserire gli immigrati stabilmente nel nostro mercato del lavoro regolare. L’integrazione nel mercato del lavoro contribuirebbe anche a migliorare la percezione che gli italiani hanno degli immigrati”.

I dati dell’Inps mostrano che le sanatorie del 2002 e del 2012 hanno avuto effetti duraturi per l’emersione del lavoro nero, con l’80% degli immigrati che è contribuente alle casse dell’Inps a distanza di cinque anni. In sintesi il contributo degli immigrati regolari al sistema previdenziale è per Boeri “fondamentale” e lo resterebbe anche se aumentassero le nascite di bambini italiani.

Sarebbero comunque “auspicabili”, per il presidente dell’Inps, politiche per l’aumento della natalità ma queste potrebbero “avere successo solo se percepite come durature e in grado di generare maggiore condivisione delle degli oneri per la cura dei figli” perché “non sono i bonus temporanei a cambiare la propensione degli italiani a riprodursi”. E in ogni caso, un aumento del numero di bambini italiani avrebbe effetto sul sistema pensionistico “solo nel lungo periodo, perché sarebbe necessario aspettare che neonati raggiungano l’età per lavorare”.

Boeri, dati alla mano, smonta infine il mito degli immigrati che ‘rubano il lavoro’ agli italiani. I lavoratori stranieri, spiega, sono in gran parte a bassa qualifica e la quota di italiani non laureati che hanno scelto di emigrare per motivi economici è dimezzata tra il 2007 e 2015. “Sembra difficile perciò – osserva Boeri – ipotizzare che la fuga dei giovani del nostro Paese sia dovuta alla competizione con gli immigrati”.

Il tema previdenziale torna anche sul tavolo del confronto tra governo e sindacati. Dopo un primo incontro e l’assemblea unitaria di Cgil Cisl e Uil, il ministro del lavoro Giuliano Poletti ha invitato i sindacati confederali a fare il punto prima della pausa estiva convocandoli per giovedì prossimo.

“Noi vogliamo proseguire il confronto al Ministero del lavoro sulla seconda fase della previdenza – ha detto il leader Uil, Carmelo Barbagallo – per garantire pensioni dignitose ai giovani e per bloccare l’assurdo innalzamento automatico dell’età pensionabile che, a parte la Grecia, è già la più alta in Europa”.

(di Chiara Munafò/ANSA)

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