Legge elettorale: prime schermaglie, ma accordo ancora lontano

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Un momento alla Camera ANSA/GIUSEPPE LAMI
Panoramica dell’aula di Montecitorio. ANSA MAURIZIO BRAMBATTI

ROMA. – E’ all’insegna delle schermaglie la ripresa del confronto sulla legge elettorale; Pd, M5s e Fi mettono sul tavolo le rispettive condizioni, apparentemente poco conciliabili. Eppure traspaiono delle aperture che forse solo a settembre si capirà se si concretizzeranno. Il grande tema di fondo, infatti, quello delle coalizioni, potrà essere definito solo dopo che centrosinistra e centrodestra avranno sciolto il rebus sul piano politico.

Dopo che Matteo Renzi sabato ha aperto al confronto per una legge scritta “assieme a Grillo e Berlusconi”, Forza Italia è stata la più lesta a posizionarsi, con Renato Schifani che ha chiesto di “ripartire” dalla legge proporzionale su cui a giugno si era raggiunto l’accordo, poi naufragato sotto i voti segreti. Ma M5s frena e con Danilo Toninelli ricorda tale “naufragio” addossandone la colpa al Pd: “Bisogna tornare al Legalicum, cioè applicare la riforma uscita dalla Corte anche al Senato”, ha aggiunto.

Questa è un proporzionale con premio alla lista (e non alla coalizione) vincente, se raggiunge il 40%, che M5s potrebbero proporre di far scendere al 37-38%. Uno schema che non dispiace a Renzi ma inviso a Forza Italia: almeno finora, perché i sondaggi (oggi quello dell’Ipsos) danno un centrodestra unito è al 35%, non lontano da quelle soglie. Il tema dunque è se centrosinistra e centrodestra vogliono presentarsi in coalizione o come singoli partiti, e quindi col proporzionale.

A sinistra Giuliano Pisapia sogna ancora una larga coalizione, come ha dimostrato venerdì partecipando alla festa del Pd di Milano, e con lui le componenti del Pd che fanno capo ai ministri Dario Franceschini e Andrea Orlando, e a Michele Emiliano. Ma Mdp di D’Alema e Bersani frena, puntando ad una lista a sinistra del Pd, distinta e distante dai Dem. E il Maurizio Martina, vicesegretario del Pd ha ammesso che sarà “difficile” un cambio di posizione sul premio di coalizione.

Per ora la questione è inevasa tra i Dem anche perché non dipende solo da loro l’esito. Il capogruppo Ettore Rosato ha ribadito la volontà di dialogare “con tutte le forze politiche”. con cui “condividere” il testo: cioè anche altri rispetto a Fi, M5s e Lega che avevano sottoscritto il patto a giugno.

Una delle ipotesi per coinvolgere “tutti” è abbassare dal 5% al 4% la soglia di sbarramento. Questo sarebbe gradito ad Ap e ai centristi, allentando la tensione sulla Legge di Bilancio, come auspica il premier Gentiloni. Inoltre l’ingresso nel futuro Parlamento di una forza centrista darebbe più possibilità alla formazione di una coalizione post-elettorale, se dalle urne non uscisse un vincitore. E una maggiore flessibilità in tal senso faciliterebbe il lavoro del presidente Mattarella.

Per ora Ap è sul chivalà e infatti Angelino Alfano accusa Pd e Fi di volersi accordare in vista di un accordo dopo le elezioni. L’altra ipotesi, sollecitata da Toninelli, è introdurre nel Fianum (la legge su cui ci si era accordati), il voto disgiunto tra collegi e liste proporzionali, come piace anche a Mdp. Un allargamento a sinistra del consenso ma su una soluzione che non piace affatto al Pd, in questo caso unito da Renzi alle minoranze.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)