I Paesi Opec non rispettano i tagli. Pugno duro russo-arabo

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Paesi Opec non rispettano tagli.Pugno duro russo-arabo

MOSCA. – Il mancato rispetto dei tagli promessi nell’estrazione del greggio da parte di alcuni paesi Opec non è tollerabile: è questo il messaggio lanciato da Russia e Arabia Saudita alla ministeriale ‘Opec-non Opec’ di San Pietroburgo. Preoccupati dal prezzo del petrolio ancora troppo basso e dalle gravi ripercussioni di questa situazione sulle loro economie nazionali, Mosca e Riad esigono che tutti gli Stati che lo scorso anno hanno siglato l’accordo per ridurre la produzione di greggio lo rispettino. Anche Iraq, Algeria ed Ecuador, paesi che non stanno adempiendo i loro obblighi.

“Stiamo chiedendo con forza la partecipazione di tutti”, ha affermato senza troppi giri di parole il ministro dell’Energia saudita, Khalid Al Falih. Poi ha annunciato che l’Arabia saudita – tormentata dallo spettro di una possibile recessione – darà il buon esempio limitando le esportazioni di oro nero a 6,6 milioni di barili al giorno: 300.000 in meno in confronto a maggio e un milione in meno rispetto a un anno fa.

Anche il titolare del dicastero russo dell’Energia, Aleksandr Novak, ha fatto sentire la sua voce: “Tutti i paesi – ha avvisato – devono eseguire al 100%” l’accordo. “Se quelli che adesso non adempiono fino in fondo i propri obblighi” lo faranno, ci potrà essere una ulteriore “riduzione di circa 200.000 barili al giorno”, ha assicurato.

L’accordo, entrato in vigore a gennaio per tagliare la produzione di petrolio di 1,8 milioni di barili al giorno frenando la caduta dei prezzi, sta affrontando mille difficoltà e i risultati sono per ora inferiori alle aspettative. Il prezzo del Brent inizialmente aveva superato i 58 dollari al barile, ma adesso – complici anche gli altissimi livelli dell’estrazione americana – è attorno a 48,6 dollari. Ciononostante il documento sembra destinato a essere prorogato nuovamente dopo la sua scadenza nel marzo del 2018. Anche se non è chiaro per quanto tempo.

Oltre a Russia e Arabia Saudita, sembrano remare in questa direzione anche altri Paesi, per esempio gli Emirati Arabi Uniti, il cui ministro dell’Energia, Suhail Al Mazrouei, in un’intervista a Bloomberg ha affermato che un’intesa in tal senso potrebbe essere raggiunta già a novembre, alla prossima riunione dei paesi produttori di greggio. Mazrouei non ha fatto mistero del fatto che l’aumento dell’estrazione in Libia e Nigeria – esentate dagli accordi per le loro difficili situazioni interne – stia complicando le cose per gli altri paesi.

La Libia potrebbe arrivare a produrre fino a 1,25 milioni di barili al giorno, mentre la Nigeria – ha fatto sapere oggi il ministro del Petrolio e del Gas dell’Oman, Mohammed Al Rumhy – è disponibile a darsi un tetto di 1,8 milioni di barili non appena raggiungerà questa quota. Ma se i due paesi africani dovessero arrivare a questi livelli, aggiungerebbero mezzo milione di barili al giorno alla produzione mondiale di oro nero.

(di Giuseppe Agliastro/ANSA)