Sos ricercatori: “Rimboschimenti mirati contro rischio idrogeologico”

ROMA. – Non solo crisi idrica e problemi a colture e allevamenti, la forte siccità che colpisce l’Italia “pesa tantissimo” anche sugli incendi che stanno mandando in fumo ettari di territorio. A lanciare l’Sos è una rete di ricercatori italiani specializzata sugli incendi boschivi, che invita a interventi tempestivi per il ripristino del “verde” nelle zone colpite dai roghi potenzialmente a rischio idrogeologico.

“A livello statistico, in Italia ma anche nel resto del mondo, il legame principale degli incendi è con la siccità”, spiega all’ANSA Giorgio Vacchiano, attualmente ricercatore presso il Centro comune di ricerca della Commissione europea e membro del gruppo di lavoro sulla gestione degli incendi boschivi della Società italiana di selvicoltura ed ecologia forestale (Sisef). “Una volta acceso, il fuoco si propaga solo se la vegetazione è secca. Se raddoppia la siccità, raddoppiano anche gli incendi”.

Per il ricercatore è sbagliato concentrare tutta l’attenzione sulle “accensioni” dei roghi: “Se il bosco è in salute, reso resistente al fuoco con una prevenzione adeguata, ci potrebbero essere anche migliaia di accensioni, ma pochissimi incendi. E quelli che si verificherebbero sarebbero domabili molto più facilmente e in sicurezza”, sottolinea.

Estinte le fiamme c’è poi in alcune aree anche un altro rischio che incombe per l’uomo: lo “scivolamento del suolo” o la “caduta massi superficiale” sui versanti ripidi, perché non ci sono più “alberi e radici che trattengono il terreno”. Proprio contro il rischio idrogeologico, afferma Vacchiano, c’è bisogno di interventi tempestivi, da attuare prima delle piogge di fine estate.

In primis “opere di protezione temporanee” per evitare la caduta di massi, e poi i rimboschimenti. Questi ultimi sono una buona soluzione purché si evitino quelli “lampo” dettati “dalla scia emotiva”, rimarca. Occorre impiantare specie “in equilibrio con l’ecosistema”, miste, per “creare una vegetazione più varia e stabile” e “seguire il rimboschimento nel tempo”.

Stesso tipo di ripristino è indicato per le aree turistiche ridotte in cenere, come la pineta di Castelfusano. Negli altri casi, suggerisce Vacchiano, “è la natura che deve fare il suo corso”. Nella macchia mediterranea, spiega, la ripresa della vegetazione dopo un incendio può avvenire naturalmente in 4-5 anni, al massimo in 10-12. Un processo per lo più da assecondare e, per certi versi, da aiutare, ad esempio non rimuovendo i tronchi bruciati, che “anche se non belli da vedere contribuiscono a stabilizzare il suolo”.

(di Stefania Passarella/ANSA)

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