Gas al peperoncino contro i migranti di Calais

Gas al peperoncino contro i migranti di Calais
Gas al peperoncino contro i migranti di Calais

PARIGI. – “E’ come vivere all’inferno”: Human Rights Watch bacchetta la Francia per gli abusi spesso gratuiti della polizia contro i migranti di Calais, tra cui l’uso di gas al peperoncino, anche mentre dormono. Una pratica “talmente diffusa che molti richiedenti asilo e migranti faticano a ricordare quante volte ne sono stati vittime”, deplora HRW. Accuse respinte con forza dal prefetto di zona, Fabien Sudry, che ritiene le conclusioni di HRW “menzognere”, “calunniose” e “senza alcun fondamento”.

L’ultimo rapporto dell’Ong internazionale si basa sulle testimonianze di oltre 60 migranti e richiedenti asilo, tra cui 31 minori isolati, e di una ventina di operatori umanitari attivi tra Calais e Dunkerque. “Le forze di polizia agiscono chiaramente a Calais nel rispetto delle regole dello Stato di diritto con il solo obiettivo di far rispettare l’ordine e la sicurezza”, insiste il prefetto. “E’ un dossier orchestrato ad arte contro di noi”, rincara David Michaux, segretario nazionale del sindacato Unsa-Police.

Sui 61 profughi intervistati dall’organizzazione tra fine giugno e inizio luglio, 55 hanno dichiarato di essere stati cosparsi di gas al peperoncino, incluso “durante il sonno”. Secondo HRW, questo prodotto chimico “concepito per tenere a bada i violenti, causa cecità temporanea, forti dolori oculari e difficoltà respiratorie, che durano generalmente tra i trenta e i quaranta minuti”. Testimonianze concordanti, raccolte in luoghi diversi, che mostrano l’esistenza di “un serio problema”, si legge nel documento.

Per Bénédicte Jeannerod, direttrice della divisione francese di HRW, “siamo dinanzi a pratiche di routine, senza sanzioni, quando invece si tratta di abusi gravi”, contrari alla deontologia delle forze dell’ordine e ai trattati internazionali relativi ai Diritti umani. Per lei, in alcuni casi, la polizia spruzza lo spray tossico anche sui sacchi a pelo, sui vestiti, se non addirittura sul cibo e sulle scorte d’acqua degli esiliati senza tetto. Obiettivo “dissuadere i migranti dal raggiungere Calais e far fuggire quelli che già ci sono”.

Il documento denuncia anche gli ostacoli all’azione delle associazioni sul posto, con ripetuti controlli d’indentità dei volontari, sequestro o distruzione dei kit umanitari, tra cui cibo, acqua e coperte. A metà giugno, il difensore dei diritti Jacques Tubon – una figura indipendente che in Francia veglia al rispetto dei principi costituzionali – aveva denunciato un oltraggio dei diritti di “un’eccezionale e inedita gravità” a Calais, evocando, tra l’altro, una “caccia” ai migranti dopo lo sgombero della cosiddetta ‘Giungla’ lo scorso autunno.

Il 23 giugno, il ministro dell’Interno, Gérard Collomb, in visita nel porto del nord della Francia da cui partono i ferry per l’Inghilterra, ha invece reso omaggio alle forze dell’ordine che lavorano con “molta umanità” in condizioni “non sempre facili”.

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