Ruffini, nuovo direttore dell’Agenzia delle Entrate: “Basta fisco Grande Fratello, pace con i cittadini”

Ruffini, nuovo direttore dell'Agenzia delle Entrate
Ruffini, nuovo direttore dell’Agenzia delle Entrate

ROMA. – Fare pace con i cittadini. Ernesto Maria Ruffini, nuovo direttore dell’Agenzia delle Entrate (nonché della neo nata Agenzia per la riscossione), non li chiama neanche più contribuenti, ma solo cittadini italiani. E’ a loro, spiega, che non deve più “prendere un colpo” quando si vedono recapitare a casa o in azienda una busta “con la striscia arancione”.

E’ a loro che l’Agenzia deve rapportarsi non più come l’occhio opprimente del Grande Fratello, ma come un socio. E’ a loro che bisogna tendere la mano, appunto, in segno di pace, per avviare un nuovo rapporto di “ascolto” e di “condivisione”. Nella sua prima uscita pubblica ufficiale, Ruffini si confronta con la platea di Confcommercio, rivolgendosi in modo diretto e colloquiale a chi con il fisco ha un rapporto complesso, quasi conflittuale.

Per l’associazione dei commercianti il sistema italiano è “squilibrato, farraginoso, complicato da capire e gestire ed estremamente costoso”. E per questo Ruffini cerca un dialogo più diretto e più semplice, fatto anche di battute e di complicità. “Non svenite – premette Mr Fisco – Ma mi piacerebbe che l’Agenzia delle Entrate diventasse una sorta di vostro socio che possa contribuire alla crescita”, perché si possa “diminuire il senso di oppressione sulle imprese” e il fisco non sia percepito “come una zavorra”.

Il ‘cambia verso’ cercato e voluto negli ultimi anni deve insomma accelerare ed arrivare al vero punto di svolta. “Ho gli occhiali, ma non sono Harry Potter, non ho la bacchetta magica”, aggiunge Ruffini, ma di progressi se ne possono fare, senza però dimenticare che di evasori veri ce ne sono. Pace con i cittadini dunque ma non con chi “ha come unico obiettivo l’evasione fiscale”.

Dal contrasto al sommerso si possono infatti arrivare a recuperare, secondo le analisi di Confcommercio, quasi la metà del tax gap di 110 miliardi stimato da Mef e Istat. Con una crescita di oltre il 5% in tre anni, il tasso di evasione italiano era pari nel 2014 al 13% del Pil, denuncia l’associazione, evidenziando il picco negativo della Calabria, dove la percentuale era di oltre il 21%.

Tuttavia, se tutta l’Italia si adeguasse alle condizioni delle regioni più virtuose, come Trentino ed Emilia Romagna (stesso senso civico, stessa facilità di adempimento spontaneo, stessa deterrenza e livello di aliquote locali), sarebbero recuperabili quasi 43 miliardi, da ridistribuire tra chi le tasse le paga regolarmente.

Che si tratti dell’Irpef o del cuneo fiscale, ha esortato il presidente Carlo Sangalli, “il governo deve agire subito. La strategia dei tre meno, meno spesa pubblica improduttiva, meno evasione e meno tasse, secondo noi funziona ed è praticabile”.

(Di Mila Onder/ANSA)