Fmi: l’Italia cresce, ma gli italiani guadagnano meno di vent’anni fa

Giovani in cerca di lavoro a Torino. ANSA / TONINO DI MARCO
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NEW YORK. – La ripresa in Italia è in corso, anche se moderata. Ma per gli italiani, soprattutto giovani, la strada è ancora lunga: i redditi sono sotto i livelli del 1995, prima dell’ingresso nell’euro, e torneranno ai livelli pre-crisi solo fra dieci anni. Il Fondo Monetario Internazionale plaude agli sforzi del governo per la crescita e il risanamento, invitando però a non mollare la presa perché sulla ripresa ci sono ancora ”rischi significativi”.

Fra questi lo stato di salute del sistema bancario, con i crediti deteriorati che, seppur in calo, restano al 21% del pil, ”fra i più elevati d’Europa. Ridurli è d’obbligo per rilanciare il credito e sostenere la crescita, così come è d’obbligo migliorare la redditività delle banche italiane, legata in parte a costi operativi fra i più alti del Vecchio Continente. Un consolidamento del settore è una delle possibili vie da seguire ma – mette in evidenza il Fmi – ”non può essere visto come una panacea”.

La lenta crescita dell’Italia, così come i persistenti effetti della crisi, fanno pagare il prezzo più alto ai giovani, fra i quali il tasso di disoccupazione è ”molto alto”, al 35%. Non se la passano meglio i lavoratori che, osservano gli esperti di Washington, ”guadagnano in media meno di 20 anni fa”, con i salari e la ricchezza della popolazione in età lavorativa scesi sotto i livelli del 1995. A fronte di guadagni al palo, la quota di italiani a rischio povertà è salita al 29%, con un picco del 44% al Sud.

In un quadro così difficile e senza migliori prospettive per il futuro, lavoratori e giovani lasciano il Belpaese, alle prese con un”’emigrazione elevata” che rischia di ridurre il potenziale di crescita. L’azione del governo Renzi prima e di quello Gentiloni poi è stata positiva, con il debito elevato che si è ”stabilizzato” sul 133%, gli interventi sul settore della finanza e a favore della ripresa.

Approfittando del recupero dell’economia di Eurolandia e della politica monetaria della Bce, ”la priorità dovrebbe essere data ora a misure pro-crescita” senza dimenticare il risanamento. La ricetta del Fmi passa per le ”essenziali” riforme strutturali e per una riduzione del debito, da portare avanti anche con un taglio delle spese.

”L’elevata spesa pensionistica dovrebbe essere ridotta nel medio termine”, così come dovrebbe essere migliorata l’efficienza della spesa sanitaria, spiegano gli esperti dell’istituto, notando come anche a fronte delle ”importanti misure” già decise nella spesa pensionistica ”ci sono ancora aree in cui è possibile realizzare risparmi”.