L’addio di Milano a Tettamanzi, sapeva farsi amare

L'addio di Milano a Tettamanzi
L’addio di Milano a Tettamanzi

MILANO. – “E’ stato facile volere bene al cardinale Dionigi”: sta tutta in questa frase di monsignor Mario Delpini, scelto da Papa Francesco come nuovo arcivescovo di Milano, la figura di Dionigi Tettamanzi, che dal 2002 al 2011 ha guidato la diocesi forse più grande del mondo. Ed è questo il motivo per cui, nonostante il periodo di vacanze, cinquemila persone hanno riempito il Duomo di Milano per il funerale celebrato dal cardinale Angelo Scola (che reggerà la diocesi fino all’ingresso ufficiale di Delpini il 9 settembre) e concelebrata da oltre mille sacerdoti, trenta vescovi e otto cardinali.

Qualche fedele si è accontentato di restare sul sagrato mentre nelle prime file sedevano i fratelli dell’ex arcivescovo morto sabato scorso, Gianna e Antonio, circondati da nipoti e pronipoti (che hanno portato i doni all’altare), la sua segretaria storica Marina e le autorità a partire dal sindaco di Milano Giuseppe Sala (molti i sindaci della diocesi presenti con la fascia tricolore), e dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina venuto a titolo personale e a nome del governo, al sottosegretario della Regione Gustavo Cioppa, al presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, al prefetto Luciana Lamorgese, al questore Marcello Cardona, all’ex premier Mario Monti.

Per l’addio sono arrivate persone che hanno collaborato con lui come il cardinale Angelo Bagnasco, che lo sostituì come arcivescovo di Genova, diocesi che Tettamanzi reggeva nel 2001, quindi durante i giorni difficili del G8; il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio consiglio per la cultura, Gualtiero Bassetti, attuale presidente della conferenza episcopale italiana di cui Tettamanzi è stato a lungo segretario e poi vicepresidente, e Francesco Coccopalmerio, stretto collaboratore di Papa Francesco.

Sono arrivati esponenti di altre religioni e di altre chiese cristiane dalla pastora della chiesa valdese Daniela Di Carlo al presidente dell’associazione islamica di Milano Maher Mohamed Kabakebbji a testimoniare il suo impegno per il dialogo interreligioso, che lo aveva anche portato a chiedere un luogo di preghiera per i musulmani.

“Il cardinale – ha ricordato Scola nell’omelia – era guidato da un profondo senso di giustizia che si esprimeva nella promozione e nella difesa dei diritti di tutti e di ciascuno”, con una attenzione particolare per i problemi delle “famiglie ferite”, “del lavoro, dell’emarginazione”. “Seppe denunciare senza timidezze, ma sempre in modo costruttivo, i mali delle nostre terre” ha aggiunto. Ma sempre con un “perenne sorriso” e una “umanità contagiosa”.

Non a caso come motto aveva scelto l’ espressione ‘gioia e pace’. Da qui la sua ultima raccomandazione “di cui – ha detto monsignor Delpini nel suo ringraziamento finale – vorrei farmi voce: cercate di fare in modo che sia facile volervi bene”.

Dopo la cerimonia, il cardinale Tettamanzi è stato tumulato in Duomo ai piedi dell’altare della Virgo Potens accanto all’urna del beato cardinale Schuster come aveva chiesto lui stesso. “La chiesa ambrosiana – ha assicurato Scola – saprà trovare modi e forme per mantenere la sua eredità copiosa”. “Dobbiamo trovare la formula – ha aggiunto il sindaco Sala – per recuperare il suo insegnamento”.

(di Bianca Maria Manfredi/ANSA)