Lo scontro politico frena leggi sui diritti civili

Lo scontro politico frena leggi sui diritti civili
Lo scontro politico frena leggi sui diritti civili

ROMA. – A parte le misure necessarie a mettere in sicurezza i conti dello Stato, difficilmente altri provvedimenti riusciranno a vedere la luce da settembre alla fine della legislatura. Alla Camera e al Senato sono molti i progetti di legge che giacciono nei cassetti senza che i gruppi riescano a trovare la quadra. A cominciare da quelli più divisivi che riguardano i diritti civili. Emblematica in questo senso l’impasse al Senato su questioni cardine come ius soli, biotestamento, tutela dei minori nei casi di femminicidio, diffamazione.

I veti incrociati dei partiti, anche all’interno della stessa maggioranza, gli sbarrano il passo e probabilmente se ne potrà tornare a parlare solo in una prossima legislatura in cui la maggioranza abbia davvero i numeri per contare. Fino ad allora, i diritti civili restano terreno di scontro e propaganda politica.

L’esame dello IUS SOLI, ad esempio, ha subito uno stop in Aula a Palazzo Madama per non far correre rischi al governo. I voti perché passasse con certezza, anche con la fiducia, non c’erano. Così, si è scelto di soprassedere. Ma è quasi scontato che neanche alla ripresa dei lavori il provvedimento riuscirà a passare.

Alla vigilia delle elezioni i partiti non sembrano volersi sbilanciare su temi sensibili come l’immigrazione. Soprattutto quando “non si specifica nel testo l’ipotesi della revoca”. “E il cambiamento della società in chiave multietnica – si sottolinea in FI – va deciso tutti insieme, non da una maggioranza risicatissima”. Il ddl sulla cittadinanza infatti, fuga ogni dubbio il capogruppo Renato Brunetta, non si farà e “se qualcuno vorrà insistere andrà a sbattere”.

Analogo il muro contro muro sul BIOTESTAMENTO: un ddl che secondo parte del centrodestra, al netto dell’ideologia, “è scritto malissimo” come dimostrerebbero sia la norma che prevede l’obbligo per il minore ad essere informato nonostante la decisione spetti sempre ai genitori, sia quella “sorta di delega in bianco” che il malato potrebbe dare a un terzo da lui indicato “senza che in realtà neanche lui alla fine conosca contenuto e presupposti della delega”.

Ma a dividere è anche il provvedimento che tutela gli ORFANI DI FEMMINICIDIO e che in teoria potrebbe essere “bipartisan”. Ma proprio l’essere “una norma bandiera” senza “concreta attenzione per i minori” la mette nel mirino delle critiche di FI e Ala. Al di là del fatto che il testo entrerebbe “a gamba tesa” su temi come unioni civili e convivenze, uno dei rilievi è che “se si tutela il minore, la cui madre viene uccisa dal suo nuovo convivente per il quale ha lasciato la famiglia d’origine, perché non si possono tutelare allora tutti i minori ai quali viene ucciso un genitore, magari per mafia o rapina?”.

Anche sulla DIFFAMAZIONE, al palo dal 2015, difficilmente si troverà accordo. E non solo perché nessun partito vuole davvero togliere il carcere per i giornalisti, ma anche perché il nuovo emendamento Pd sul diritto all’oblio nel web divide gli stessi Dem e ha scatenato un mare di polemiche. Poche speranze anche per altri 4 ddl che sembravano in dirittura d’arrivo:

quello sul rientro in magistratura delle TOGHE PRESTATE ALLA POLITICA che vede differenze radicali tra Camera e Senato; quello sulla possibilità di scegliere il COGNOME DELLA MADRE (contro il quale il centrodestra ha sferrato una sorta di crociata in nome dell’integrità familiare); quello sulla LEGITTIMA DIFESA che piace più che altro alla Lega; quello sul diritto dell’adottato a conoscere la proprie ORIGINI BIOLOGICHE. “Difficile contemperare il diritto del figlio a sapere e quello della madre all’anonimato”, spiegano, “meglio rinviare”.

(di Anna Laura Bussa/ANSA)

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