Perù, Parlamento approva mozione per espellere Ambasciatore del Venezuela

 

LIMA – L’ultima parola spetta al presidente della Repubblica, Pedro Pablo Kuczynski. Ma è consuetudine che il capo dello Stato rispetti le decisioni del Parlamento. E il Parlamento del Perù ha approvato una mozione per espellere l’Ambasciatore del Venezuela a Lima, Diego Molero.

La mozione presentata da Jorge del Casillo, motivata dalla critica situazione che vive il Venezuela, ha ottenuto ben 75 voti a favore.

– Attraverso questa decisione si vuole manifestare solidarietà ai venezuelani e una condanna alla dittatura – ha commentato Del Castillo.

La decisione del Parlamento rappresenta un duro colpo alle relazioni diplomatiche già assai tese tra Perù e Venezuela. Anche se l’ultima parola spetta al presidente della Repubblica, Pedro Pablo Kuczynski, che sicuramente consulterà il ministro degli Esteri, la consuetudine vuole che il capo dello Stato e il ministero degli Esteri rispettino la decisione del Parlamento.

Il provvedimento deciso del Parlamento peruano fa seguito alla dichiarazione sottoscritta dai rappresentanti di 13 paesi del continente nella quale si denuncia “l’interruzione dell’ordine democratico” in Venezuela e si dichiara “illegittima” l’Assemblea costituzionale promossa dal governo di Nicolas Maduro.

Non c’è da meravigliarsi, quindi, se altri Paesi decidano provvedimenti simili a quello promosso dal Parlamento del Perù.

A conclusione di un vertice tra ministri degli Esteri latinoamericani, svoltasi nella capitale del Perù, è stata diffusa una dichiarazione firmata da Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costarica, Guatemala, Honduras, Giamaica, Messico, Panama, Paraguay e Perù

I paesi annunciano che non riconoscono la Costituente voluta dal presidente Maduro, né gli atti che essa possa emanare, e manifestano il loro “pieno appoggio e solidarietà all’Assemblea nazionale”, dominata all’Opposizione. Il testo contiene inoltre una forte condanna della “violazione sistematica dei diritti umani e delle libertà fondamentali” in Venezuela, così come “la violenza, la repressione e la persecuzione politica, l’esistenza di prigionieri politici, e l’assenza di elezioni libere monitorate da osservatori internazionali indipendenti”.

I 13 paesi, comunque, non si chiudono a possibili soluzioni al conflitto politico e istituzionale in Venezuela e ratificano la loro disponibilità ad appoggiare “in modo urgente e in un quadro di rispetto verso la sovranità venezuelana” ogni possibile “negoziazione credibile” per arrivare in modo pacifico alla “restaurazione democratica nel Paese”.

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