Borsa: “i venti di guerra” tra Usa e Corea del Nord spaventano i mercati

Operatori di borsa davanti agli schermi di computer con grafici degli andamenti delle azioni in borsa
Borse in rosso
Borse in rosso

NEW YORK. – I ‘venti di guerra’ fra Stati Uniti e Corea del Nord spaventano i mercati e innescano la fuga verso i beni rifugio come l’oro, che sale dell’1,1%. Le piazze finanziarie asiatiche chiudono in rosso, con il Kispi della Corea del Sud e il Nikkei giapponese che accusano perdite sull’1%. Non va meglio in Europa, dove tutte le borse archiviano la seduta con il segno meno.

Piazza Affari ha mancato il recupero nel finale chiudendo a -0,91% fra scambi vivaci. Wall Street e’ saldamente in territorio negativo, appesantita dalle parole di Donald Trump. Il presidente americano ha assicurato una risposta “fuoco e furia” alle minacce della Corea del Nord, grazie anche al “più potente che mai arsenale nucleare” a disposizione degli Stati Uniti. Parole dure che hanno colto alla sprovvista i mercati, non abituati a toni così accesi da parte di un presidente.

Con la volatilità in aumento, il timore è ora che fra le tensioni geopolitiche e le indagini sul Russiagate l’agenda di Trump possa essere ulteriormente frenata. Il possibile allontanarsi della riforma delle tasse e del promesso piano di investimenti da 1.000 miliardi di dollari, con la politica concentrata su altri dossier, potrebbe togliere ai mercati lo slancio, obbligandoli a fare i conti con la realtà.

“Una correzione è inevitabile” affermano alcuni analisti, cauti sul rally dei tecnologici che finora ha sostenuto il mercato sostituendosi alla svanita ‘Trump Trade’. Ad appesantire Wall Street anche Disney e Netflix, in forte calo dopo che Topolino ha annunciato il suo divorzio dal colosso della tv in streaming.

A complicare il quadro l’incertezza sulla direzione della politica monetaria sulle due sponde dell’Atlantico. Da un lato la Bce di Mario Draghi da cui sono attese indicazioni sulla fine del piano di quantitative easing: maggiore chiarezza potrebbe arrivare da Jackson Hole, l’appuntamento annuale della Fed alla quale quest’anno il presidente dell’Eurotower parteciperà.

L’incertezza sugli acquisti della Bce si fa sentire sullo spread fra i Btp e i Bund, che sale fino a 160 per poi chiudere a 158 punti base. Dall’altra parte c’e’ la Fed e l’atteso avvio del processo di ridimensionamento del bilancio, esploso a 4.500 miliardi di dollari con la crisi finanziaria, che dovrebbe essere accompagnato da un ulteriore aumento dei tassi di interesse quest’anno.

La banca centrale americana sembrerebbe orientata ad avviare la riduzione gia’ in settembre, con una nuova stretta in dicembre. I mercati per il momento restano in attesa, con il ricordo ancora fresco dell’agosto nero di dieci anni fa quando la crisi finanziaria scoppiava ufficialmente davanti agli occhi del mondo.

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