Scatto della produzione industriale, la ripresa si consolida

Scatto produzione industriale
Scatto produzione industriale

ROMA. – Scatta, anche oltre le attese, la produzione industriale, con un aumento tendenziale mensile che arriva al 5,3%. Un risultato, il migliore dal 2016, che lusinga maggioranza e governo che, a partire dal sottosegretario alla presidenza Maria Elena Boschi, non perde l’occasione di sottolineare i risultati dei “mille giorni di riforme”.

A trainare il balzo del manifatturiero resta il settore dell’auto, che mette a segno un +19,9% rispetto a giugno 2016 e cresce del 4,4% nella media del trimestre rispetto al periodo precedente. Ma continuano a crescere, come sottolineano anche le associazioni dei consumatori, anche i beni al consumo (+1,3%), con i beni durevoli che registrano un +10,6% tendenziale, mentre il dato sui beni strumentali, unici a superare i livelli del 2010 con un +5,1%, fanno dire al ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda che si tratta di un “successo” per le imprese italiane ottenuto grazie al ritorno della politica industriale – Industria 4.0 – incentrata su “stimoli automatici all’innovazione ed all’internazionalizzazione”.

La performance più che positiva dell’industria consente di ben sperare anche per l’andamento complessivo dell’economia nel primo semestre dell’anno, che sarà certificato dall’Istat con la prima stima flash subito dopo Ferragosto, e che fa dire a tutto il Pd che il merito è degli interventi pro-crescita degli ultimi 3 anni di governo guidato prima da Matteo Renzi e oggi da Paolo Gentiloni.

L’aggancio a una ripresa robusta e stabile è quello che il governo punta a incentivare anche con la prossima manovra, l’ultima per l’esecutivo prima della scadenza elettorale. I margini per la legge di Bilancio, come ha ribadito di recente anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, rimangono stretti e le risorse, come ha confermato il premier, andranno concentrate sul lavoro dei giovani.

Allo studio, come è noto, ci sono diverse ipotesi per incentivare le assunzioni stabili per gli under 29 o fino agli under 35, che devono fare i conti, però, con la necessità di mantenere il deficit, e soprattutto il debito, su una parabola in discesa. L’ipotesi ‘minima’, un abbattimento del 50% dei contributi per i giovani neoassunti, costa almeno 8-900 milioni il primo anno che diventerebbero 2 miliardi a regime.

Oltre alla disoccupazione giovanile, l’altro tema ‘sociale’ che si vorrebbe affrontare con la manovra d’autunno è quello della lotta alla povertà con un rafforzamento della dote per il ‘reddito di inclusione’. Nel pacchetto ‘pro-crescita’ dovrebbe poi trovare spazio una proroga ‘mirata’ degli incentivi proprio per l’industria: si starebbe ragionando sull’opportunità di far proseguire l’iperammortamento al 250%, magari estendendo la maxi-agevolazione anche ai software.