Doping, Errani lacrime e attacchi: “Falsità contro di me”

Doping, Errani lacrime e attacchi: "Falsità contro di me"
Doping, Errani lacrime e attacchi: “Falsità contro di me”

MILANO. – È una Sara Errani che vuole combattere. Squalificata per due mesi a causa di una positività al letrozolo, farmaco proibito ma che non sarebbe ”dopante per le atlete” visto che ”non altera le prestazioni”, la ex numero 5 al mondo vuole combattere contro quelle che lei definisce ”falsità”, combattere per riottenere ”i punti tolti nel ranking e i premi vinti in questi mesi” attraverso gli avvocati, combattere contro i maligni che hanno ”insultato con cattiveria” lei e la sua famiglia.

Una situazione pesante per sé stessa e per i suoi affetti, per cui non riesce a trattenere le lacrime. È una difesa che si trasforma ben presto in un attacco rabbioso quella che la Errani tiene nella conferenza stampa organizzata in un hotel nel centro di Milano.

Per prima cosa rilegge con enfasi il suo comunicato di lunedì (”Non ho mai assunto sostanze proibite”), poi punta il dito contro tutti. I media che ”hanno scritto cose sbagliate e profondamente scorrette che hanno contribuito a distruggere la mia immagine” e ”giocato con la mia reputazione, i miei sentimenti e la mia vita”; i social network su cui ha ricevuto ”attacchi sconcertanti” e che hanno ”ironizzato sulla grave malattia della madre”; lo stesso tribunale da cui ”si aspettava un’assoluzione piena”.

”Io non ho mai violato volontariamente il codice Wada. Sono stata squalificata per l’ingestione involontaria di cibo contaminato da una sostanza, il letrozolo, che non produce effetti migliorativi”. È quello il tasto su cui batte più volte, rileggendo un foglio che si è portata da casa ”per non commettere imprecisioni”. Ripete i passaggi chiave della sentenza del tribunale, definendoli ”fatti”, ”verità”.

”La contaminazione da cibo è la causa della positività, è la sola ipotesi possibile dopo aver escluso tutte le altre. Non c’è poi alcuna prova che io abbia volontariamente violato regole antidoping. L’ingestione è avvenuta in maniera involontaria, unica, non ripetuta e con una quantità inferiore ad una singola pillola”.

Già, quella pillola. Nel memoriale di difesa sarebbe stata assunta per errore, presente nell’impasto dei tortellini preparati dalla mamma prima del test a sorpresa di febbraio. Una negligenza che costa cara. La Errani infatti è stata sanzionata perché il regolamento prevede l’equiparazione della responsabilità dell’atleta a quella dell’allenatore, medico, manager e famigliari.

”L’involontaria distrazione di mia madre ricade giustamente su di me”. Ma con una certezza. ”Io non ho fatto niente di male. Per questo ho continuato a giocare. Mi manca il tennis e tornerò in campo quando la squalifica sarà scontata. E spero di tornare più forte di prima”. Ma la Errani, incalzata, prova a fare chiarezza anche su altri punti oscuri.

Nega l’effetto coprente del letrozolo sugli steroidi (”toglie gli effetti collaterali, non evita di essere scoperti”), ammette di essere stata ”una sola volta nella clinica di Valencia” del cosiddetto dottor doping (al secolo Luis Del Moral) e conferma il suo desiderio di veder radiato chi sgarra: ”Continuo ad essere per la squalifica a vita per gli atleti dopati. Ma solo per quei casi volontari e che hanno lo scopo di alterare e migliorare proprie prestazioni. Ma questo non è il mio caso”.

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