Guam, l’avamposto strategico Usa in Asia-Pacifico

Guam, l'avamposto strategico Usa in Asia-Pacifico
Guam, l’avamposto strategico Usa in Asia-Pacifico

PECHINO. – Guam, isola di 544 km quadrati con 162mila abitanti e avamposto Usa nello scacchiere operativo dell’ Asia-Pacifico, è il “target simbolo” scelto dalla Corea del Nord verso cui lanciare i quattro missili balistici a media gittata Hwasong-12 per mostrare al nemico “imperialista” le accresciute capacità militari: è territorio americano, dista 3.400 km da Pyongyang e ospita importanti asset militari destinati ad esserlo ancora di più quando 8.000 soldati saranno spostati da Okinawa.

Il personale militare è di circa 7.000 effettivi, soprattutto di Marina e Aeronautica, in prevalenza dislocati nella Andersen Air Force Base, con il 36esimo stormo rafforzato dai bombardieri strategici B-52 e B-1B. I sofisticati sistemi antimissile Thaad, di recente collocati in Corea del Sud, completano gli apparati difensivi, mentre alla Naval Base Guam stazionano 4 sottomarini a propulsione nucleare e altri due per le scorte. In settimana, due B-1B, in grado di raggiungere il Nord in due ore, hanno effettuato un volo dimostrativo in manovre congiunte con i caccia di Seul come prova di forza contro Pyongyang.

Scoperta da Magellano nel 1521, Guam è l’isola più meridionale delle Marianne ed è ritornata territorio Usa nel 1944 dopo la parentesi dell’imperialismo nipponico: è storicamente un approdo strategico sulle rotte che collegano la costa Usa occidentale al sudest asiatico e per il controllo del Pacifico occidentale.

Dista tre giorni di navigazione da Manila, sei dalle Hawaii, nove da Seattle e poco più di 10 dalla strategica base militare navale di San Diego. In linea d’aria, Seul è lontana 2.000 miglia, Tokyo 1.500 e Taipei 1.700. Se un documento segreto pubblicato da WikiLeaks nel 2008 descrive le basi Usa di Guam “tra le più grandi e strategiche al mondo” avendo un faro acceso sulla Cina e sulla Corea del Nord, il primo Paese nella regione con la più grande e variegata forza d’urto militare americana è il Giappone coi circa 45.000 soldati per la gran parte di stanza a Okinawa, a 400 miglia a sud dal resto dell’arcipelago nipponico.

L’Aeronautica, con le tensioni in aumento intorno alla penisola coreana, ha disposto ad aprile l’invio di elicotteri, aerei da caccia e sorveglianza alla base di Kadena che è stata la prima a ospitare i superjet “invisibili” F-22 fuori dagli Usa, capaci di raggiungere il Nord in un’ora vista la distanza di 974 miglia da Pyongyang.

Nel Sol Levante c’è la Settima Flotta (la più grande della Marina Usa con circa 50-70 navi e sottomarini, 140 aerei e circa 20mila marinai), un comando della Flotta del Pacifico della Us Navy responsabile di unità navali di superficie, sottomarine e forze aeree del Pacifico occidentale. A Yokosuka, sulla baia di Tokyo e vecchio porto della vecchia Marina imperiale nipponica, è tornata di recente la Ronald Reagan, la portaerei a propulsione nucleare e ammiraglia di una flotta di 14 cacciatorpedinieri e incrociatori, e 12 sottomarini nucleari. A Sasebo, vicino a Nagasaki, c’è l’altro gruppo di sottomarini strategici.