Realtà del Venezuela preoccupa il Comitato contro la Tortura dell’Onu

CARACAS – Scariche elettriche, percosse con manganelli e caschi, sospensione per i polsi per tempo prolungato, asfissia con gas, minacce di morte, di violazione o di rappresaglie contro la famiglia. Sono queste alcune delle presunte torture inflitte dalle Forze dell’Ordine e organismi affini ai giovani arrestati durante le manifestazioni di protesta che dal primo aprile agitano la vita dei venezuelani. Sono state denunciate, con dovizia di dettagli, dal Comitato contro la Tortura dell’Onu. Questa ha già annunciato che chiederà una riunione con rappresentanti del governo del presidente della Repubblica, Nicolás Maduro.

Jens Modvig, presidente della Commissione dell’Onu, ha manifestato preoccupazione per quanto sta accadendo in Venezuela e informato che l’ultima volta che l’organismo che presiede aveva esaminato la situazione del Paese è stato nel 2014. Allora, ha precisato Modvig, fu chiesto al governo venezuelano di consegnare un fascicolo con un panorama attualizzato della situazione; fascicolo mai arrivato all’organismo dell’Onu.

Stando a voci di corridoio, la lettera sarà inviata al governo del presidente Maduro la prossima settimana e in essa si stipulerà un calendario ben preciso per rispondere alle richieste del Comitato.

In un dossier preliminare, il Comitato contro la Tortura dell’Onu sostiene che le forze dell’Ordine hanno maltrattato sistematicamente i manifestanti e ne hanno arrestati circa cinque mila arbitrariamente. Le sevizie e l’umiliazione, sempre secondo il dossier, sarebbe una pratica oramai diventata consuetudine.

Il Comitato, inoltre, sottolinea che durante le manifestazioni di protesta che hanno sconvolto la vita dei venezuelani, sono morti 124 cittadini. Di questi, 73 a mano delle forze dell’Ordine e di gruppi analoghi.

Com’è oramai consuetudine, il ministero degli Esteri ha negato ogni imputazione e a sua volta accusato l’organismo di “mentire volontariamente con insinuazioni senza fondamento e tendenziosi e con la diffusione di false presunzioni sulla realtà del Paese”.

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