“A Charlottesville colpa di entrambi”, bufera su Trump

Manifestanti a Lee Park in Charlottesville, Va.. (ANSA/AP Photo/Steve Helber)
Manifestanti a Lee Park in Charlottesville, Va.. (ANSA/AP Photo/Steve Helber)

WASHINGTON. – Il presidente assediato reagisce, mostra i denti, e insiste: a Charlotsville ci sono responsabilità da entrambe le parti “ma nessuno vuole dirlo”. Donald Trump è travolto dalle critiche ma resta granitico, difendendo il suo ritardo nel condannare i neo nazisti al corteo in Virginia sfociato nel sangue e puntando il dito contro la ‘alt-left’ (la sinistra estremista) che, ha detto, condivide la responsabilità per la violenza.

Il Paese è sgomento e non sa come reagire. I repubblicani cominciano a smarcarsi, una ad una le voci critiche si levano e si moltiplicano. Dirigenti d’azienda fanno un passo indietro, fino a costringere il tycoon a smantellare i forum economici da lui voluti alla Casa Bianca prima che tutte le poltrone restino vuote.

E anche dall’estero, dagli alleati più stretti, giunge chiaro il rimprovero: “Non si può mettere sullo stesso piano chi ha visioni profondamente fasciste e chi si oppone a queste”, ha reagito, dura, la premier britannica Theresa May. “E’ importante che ogni persona in una posizione di responsabilità condanni le idee di estrema destra ogni volta che le sente”.

Critiche anche da Israele, a cominciare da Yair Lapid, leader del partito centrista ‘Yesh Atid’: “Non ci sono due parti (responsabili). Quando i neo nazisti marciano a Charlottesville e urlano slogan contro gli ebrei e a sostegno della supremazia bianca, la condanna deve essere senza ambiguità”. “Quando si tratta di razzismo, antisemitismo e nazismo non ci sono mai due parti eguali. C’è Dio e c’è il diavolo. Punto”, sentenzia anche l’ex ministro della Giustizia Tzipi Livni.

Le parole del presidente – pronunciate durante una conferenza stampa ‘improvvisata’ – hanno scosso il Paese, fino a rivelare definitivamente profonde spaccature tra i repubblicani, dando il via ad una ‘processione’ di dichiarazione contrarie, di nomi importanti che uno ad uno hanno cominciato a smarcarsi.

Per il senatore della Florida Marco Rubio, le ultime affermazioni di Trump costituiscono una vittoria per i gruppi suprematisti. “Gli organizzatori degli eventi che hanno ispirato e condotto l’attacco a Charlottesville sono da incolpare al 100% per una serie di motivi”, ha scritto su Twitter. “I gruppi suprematisti bianchi vedranno il fatto di avere solo la metà della colpa come una vittoria – ha aggiunto – e non possiamo permettere che questo vecchio male resusciti”.

Gli fa eco lo speaker della Camera Paul Ryan: “Bisogna essere chiari. I suprematisti bianchi sono ripugnanti. Tale estremismo è contrario a tutto ciò in cui crede questo paese. Non ci può essere alcuna ambiguità morale”. Fino ai due presidenti Bush: “L’America deve sempre denunciare l’intolleranza razziale, l’antisemitismo e l’odio in tutte le sue forme”.

Ma è la ‘corporate America’ che sorprende facendosi inedita bussola morale con la sua vigorosa protesta contro la mancata chiara condanna da parte del presidente Trump verso i suprematisti bianchi: uno ad uno Ceo e dirigenti d’azienda abbandonano il tycoon che li aveva voluti al suo fianco, in forum alla Casa Bianca volti a definire insieme la strategia per rendere l’America ‘di nuovo grande’.

Così i capitani di industria, da Walmart alla Campbell, non ci stanno e disertano in otto prima che Trump decida di sciogliere il consiglio manufatturiero della Casa Bianca e il forum su politiche e strategie economiche le cui poltrone vanno svuotandosi velocemente. Con un tweet: “Invece di fare pressione sulle persone del Manufacturing Council e Strategy & Policy Forum, li sciolgo entrambi. Grazie a tutti!”.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

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