Commissione Moro: si punta sui veri diari di Andreotti

Commissione Moro: si punta sui veri diari di Andreotti
Commissione Moro: si punta sui veri diari di Andreotti

ROMA. – La commissione Moro ha la possibilità di acquisire i veri diari di Giulio Andreotti riguardanti il caso Moro e vicende connesse come l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli e che sono stati depositati presso lo studio del suo avvocato, Giulia Bongiorno che lo ha difeso per le accuse di mafia e di essere il mandante dell’omicidio del giornalista. Una richiesta di acquisizione di quelle carte è sul tavolo della commissione da giugno.

Si tratterebbe di appunti e annotazioni diverse da quelle già pubblicate da Andreotti con Rizzoli e conterrebbero una ricostruzione ben diversa di passaggi cruciali della vicenda, specie per quel che riguarda i giorni dal 1 al 9 maggio del 1978. Finora conosciamo solo i Diari pubblici del periodo 1976-1979, pubblicati da Rizzoli nel 1981 e che apportarono all’epoca diversi innovativi elementi di conoscenza, principalmente rispetto ai rapporti con il Vaticano ed il ruolo giocato durante i 55 giorni.

Anni fa, nel 2008, Andreotti disse durante una puntata di Porta a Porta dedicata proprio al caso Moro: “Oggi siamo troppi vicini e al contempo troppo lontani dalla vicenda Moro per capirla e raccontarla con il dovuto distacco. Io ho i miei diari e quando sarò morto qualcuno potrà andarli a leggere. Però preciso che voglio campare”.

Nel febbraio di quest’anno l’avvocato Giulia Bongiorno ha raccontato al settimanale Oggi di avere lei i diari di Andreotti in cassaforte nel suo studio a Roma. “Nel mio studio c’è la cassaforte con i segreti di Andreotti: non l’ho mai aperta, meglio così”.

Riguardo alle “istruzioni su come trattare i suoi segreti, il suo consiglio era: ‘ai segreti quando parli non devi nemmeno pensarci. Ricordati: se lo pensi mentre parli già si sà. Perché te lo leggono negli occhi. Ed è vero”. L’avvocato ha aggiunto di conoscere “tantissimi” segreti di Andreotti ai quali, appunto, “nemmeno devo pensare. Questo in cui siamo era lo studio di Andreotti. Qui c’è una sua cassaforte a combinazione… Mai aperta. Credo sia meglio così”.

(di Paolo Cucchiarelli/ANSA)