Chiese e arte, con cento milioni parte la ricostruzione

La chiesa di San Lorenzo a Flaviano, nel omonimo paese, crollata a causa del terremoto del 24 agosto 2016, in un'immagine del 1 agosto 2017. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
La chiesa di San Lorenzo a Flaviano, nel omonimo paese, crollata a causa del terremoto del 24 agosto 2016, in un’immagine del 1 agosto 2017. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – Quasi mille interventi di messa in sicurezza completati, oltre 17.000 beni artistici o archeologici recuperati, 4.513 metri lineari di archivi e 9.743 volumi salvati dalle macerie. Con più di 600 tecnici al lavoro, 80 dei quali sul campo in questi giorni ferragostani. Ad un anno dal primo dei terremoti che da agosto ad ottobre hanno sconvolto il centro Italia sbriciolando i centri storici, devastando le chiese, massacrando campanili e affreschi, madonne e pale d’altare, arriva un primo bilancio delle operazioni di salvataggio sul patrimonio artistico. Con i numeri, importanti, di quello che si è messo in salvo e che si potrà in qualche modo recuperare. E l’annuncio della partenza, a giorni, di un piano di restauro da oltre cento milioni di euro.

Risorse che verranno concentrate all’inizio sui monumenti icona, anticipa all’ANSA il segretario generale del Mibact Antonella Pasqua Recchia, dalla Cattedrale di San Benedetto a Norcia, alle chiese simbolo di Amatrice San Francesco e Sant’Agostino, dalla Cattedrale di Camerino alla Collegiata di San Genesio a Macerata e il Santuario di Macereto a Visso. Certo, la mole di lavoro da affrontare è enorme. E le polemiche hanno accompagnato fin dal primo momento la gestione dell’emergenza.

“Subito dopo il 24 agosto non solo non si sono puntellati i monumenti, ma non si è portato via il patrimonio mobile”, accusava ai primi di novembre lo storico dell’arte Tomaso Montanari. Pasqua Recchia allarga le braccia: “Da quel 24 di agosto non ci siamo fermati un momento”, assicura, “bisogna tenere conto che questo terremoto è stato particolarmente distruttivo, con interi centri storici cancellati o pesantemente danneggiati, una devastazione senza precedenti”.

Numeri alla mano, i territori dove l’arte è stata più colpita sono le Marche, da dove “continuano ad arrivare segnalazioni”, fa notare il numero uno amministrativo del ministero guidato da Franceschini. Ad oggi i beni culturali danneggiati nella regione che ha dato i natali a Giacomo Leopardi, sono 2456, il doppio rispetto all’Umbria (1150), che è seguita da Abruzzo (742) e Lazio (473). Il Mibact, ricorda Recchia, è chiamato ad occuparsi in particolare dei beni ecclesiastici (che del resto sono la maggioranza, basti pensare alle 100 chiese di Amatrice) perché dei tesori d’arte pubblici si occuperanno i singoli comuni, sempre con la supervisione della soprintendenza.

Entro l’estate si conta di chiudere il capitolo delle verifiche (ne restano circa 200) e intanto si punta a completare le opere di messa in sicurezza e il consolidamento degli affreschi prima che arrivi un nuovo inverno, nonché a mettere in salvo gli organi delle chiese, per i quali è stata approntata una squadra di specialisti. Tant’è, con il piano dal cento milioni entra nel vivo l’operazione restauri per le chiese più importanti.

Anche qui tempi lunghi: “Si parte con i bandi per le progettazioni, poi ci saranno quelli per l’affidamento dei lavori – avverte Recchia – sono operazioni impegnative e costose che vanno fatte per bene”. Intanto è pronto l’elenco degli interventi definitivi, circa 200, per i lavori sotto i 300 mila euro. Quadri, arredi, sculture e crocifissi sono invece al riparo nei depositi, dove via via verranno restaurati per essere alla fine riportati nei comuni d’origine.

Urgente la messa in salvo degli affreschi, come a San Francesco ad Amatrice. Un lavoro enorme si sta facendo per esempio a San Salvatore in Campi, vicino a Norcia, parzialmente crollata insieme alle sue pitture: qui, racconta Recchia, è stata completata una copertura provvisoria e si stanno rimuovendo le macerie da terra, recuperando – come fu fatto ad Assisi – ogni piccolo frammento dipinto a disposizione dei tecnici Icr che hanno montato il loro laboratorio accanto alla chiesa.

Alla fine, come fu per il Giotto di Assisi, anche questi affreschi, assicura, verranno ricostruiti. E pazienza se ricostruire tutto “dov’era e com’era”, come promise Franceschini all’indomani del primo terremoto, non sarà in molti casi possibile. “La nostra indicazione – conclude Recchia – rimane quella di recuperare almeno l’impianto urbano dei centri storici e di restituire alla popolazione i tesori della loro cultura. Da parte nostra faremo tutto il possibile”.

(di Silvia Lambertucci/ANSA)

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