Sventato un attentato aereo con una Barbie-bomba

Sventato un attentato aereo con una Barbie-bomba
Sventato un attentato aereo con una Barbie-bomba

BEIRUT. – Quattrocento persone che dovevano essere uccise facendo saltare in aria una bambola Barbie imbottita di esplosivo nascosta nel bagaglio a mano di un kamikaze. Era questo, secondo quanto rivelato dal Libano, il piano messo a punto da quattro fratelli australiano-libanesi legati all’Isis per fare esplodere in volo un aereo degli Emirati arabi uniti (Eau) in volo da Sydney ad Abu Dhabi.

La strage, ha reso noto il ministro dell’Interno libanese Nouhad al Mashnouq, è stata scongiurata grazie all’apparente inesperienza degli ideatori. La compagnia, infatti, non ha permesso all’attentatore suicida designato di portare a bordo il bagaglio a mano perché eccedeva di diversi chilogrammi il peso consentito. Oltre all’ordigno nascosto nella bambola, infatti, un altro era stato confezionato in un tritacarne e doveva essere azionato nel caso il primo non avesse funzionato. Il bagaglio è stato quindi rispedito all’indirizzo del proprietario, che si è imbarcato senza portare con sè le bombe.

Non è chiaro come, successivamente, il piano sia stato scoperto e siano scattati gli arresti. Ma Mashnouq ha detto che all’aspirante kamikaze, identificato come Amer Khayyat, si è risaliti grazie all’opera di sorveglianza dei servizi segreti libanesi, che avevano messo sotto controllo lui e altri membri della famiglia dopo che un fratello, Tarek, si era trasferito a Raqqa, la ‘capitale’ dello Stato islamico in Siria, ed era diventato una figura di spicco dello Stato islamico.

Il ministro dell’Interno libanese ha precisato che due altri fratelli, Khaled e Mahmoud, sono stati arrestati in Australia. Mentre Amer è finito in manette al suo arrivo a Beirut a metà luglio. Mashnouq non ha precisato a quale compagnia aerea appartenesse il velivolo che doveva essere abbattuto, azionando l’esplosivo venti minuti dopo il decollo.

All’inizio di agosto, dando per primo la notizia dell’attentato sventato, il quotidiano britannico Daily Mail aveva scritto che si trattava di un aereo della Etihad, compagnia di bandiera degli Eau, con sede appunto nella capitale Abu Dhabi. Ma la stessa Etihad ha rifiutato di confermare, mentre le autorità australiane che indagano sull’episodio non hanno indicato alcuna compagnia in particolare. Mashnouq ha detto che Amer Khayyat aveva viaggiato spesso tra l’Australia e Beirut negli ultimi tempi, con il pretesto di volersi fidanzare o sposare con una donna libanese.

Il ministro ha aggiunto che intenzione dei quattro fratelli era quello di colpire con l’attentato sia l’Australia sia gli Eau per il loro ruolo nella Coalizione internazionale a guida Usa che combatte l’Isis. Ma se il piano degli attentatori avesse avuto successo anche il Libano avrebbe pagato un prezzo pesante, perché a bordo dell’aereo c’erano 120 suoi cittadini.

“Se quattro fratelli libanesi in Australia decidono di fare esplodere un aereo emiratino, significa che il mondo intero deve lavorare insieme per combattere il terrorismo, con un coordinamento 24 ore su 24”, ha sottolineato Mashnouq. La notizia è stata diffusa il giorno dopo che l’esercito libanese ha avviato un’offensiva su vasta scala nelle regioni orientali del Paese, lungo il confine con la Siria, per eliminare centinaia di jihadisti dell’Isis presenti sul suo territorio da anni. Contemporaneamente, sull’altro versante della frontiera, i miliziani dello Stato islamico sono sotto l’attacco delle forze armate di Damasco e delle loro alleate milizie sciite libanesi di Hezbollah.

(di Alberto Zanconato/ANSAmed)

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