Scuola, ministra dell’Istruzione Fedeli: “Portare l’obbligo a 18 anni”

Scuola: obbligo a 18 anni?
Scuola: obbligo a 18 anni?

ROMA. – Portare l’obbligo scolastico a 18 anni perché in un’economia come la nostra, che vuole davvero puntare su crescita e benessere, bisogna mirare alla conoscenza, come peraltro chiede l’ Agenda ONU 2030 sottoscritta anche dall’Italia. Sono parole della ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, che oggi ha avanzato la proposta intervenendo al Meeting di Cl a Rimini.

Fedeli ha anche difeso la sperimentazione in 100 classi del diploma in quattro anni che coinvolgerà Licei e Istituti tecnici: “mi è sembrata una scelta utile”, ma “se alla fine del percorso vedremo che è discriminante anziché inclusiva non la faremo”, ha chiarito, e si è detta “pronta a fare la battaglia” per l’aumento degli stipendi ai docenti. “Se si ritiene importante, quale in effetti è, il ruolo dei docenti e dell’insegnamento – ha spiegato – lo devi socialmente riconoscere, anche dal punto di vista retributivo”.

Tornando all’estensione dell’obbligo a 18 anni, la titolare del Miur ha sostenuto che si dovrebbe fare una rivisitazione complessiva dei cicli scolastici da un punto di vista della qualità dei percorsi didattici interni. “Se si punta su questo – ha ribadito – si deve sapere che il percorso educativo e formativo, che non smette mai nel corso della vita, ha comunque bisogno di avere una più larga partecipazione possibile, almeno fino a 18 anni. So che questo non si realizza in due giorni, ma la visione e l’attuazione è importante”, ha concluso.

La proposta ha suscitato reazioni diverse tra i sindacati della scuola, ma nel complesso è stata accolta con favore. Per la Cgil, portare l’obbligo scolastico a 18 anni “sarebbe una scelta importante e giusta” ma crediamo, spiega il segretario generale scuola Francesco Sinopoli che la ministra dell’Istruzione, “per essere coerente, avrebbe dovuto, prima di iniziare la semplice sperimentazione dei licei e degli istituti tecnici a 4 anni, avviare una riflessione sui cicli scolastici e sui bisogni reali della scuola rispetto agli obiettivi, che sono aumentare l’inclusione e superare le diseguaglianze, missione che peraltro la scuola dovrebbe sempre avere”.

Favorevole anche Pino Turi, segretario generale Uil Scuola: “ogni elemento che alzi l’obbligo scolastico non può che essere positivo, l’importante e che ci sia una effettiva crescita culturale”. Perplessa invece Lena Gissi (Cisl scuola), secondo la quale “l’innalzamento dell’obbligo scolastico non è la priorità, sono più importanti i contenuti. Spero non ci sia la volontà – ha sottolineato – di rimettere in gioco la scuola solo sotto un profilo di facciata”.

L’Associazione nazionale presidi si è detta d’accordo con l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni ma chiede “un reale potenziamento qualitativo dell’offerta formativa e non solo quantitativo”. La ministra Fedeli, dal canto suo, al Meeting di Rimini ha parlato anche di ius soli, augurandosi un rapido via libera al provvedimento mentre a Sussidiario.net ha detto che per dare una risposta al “dramma” dei Neet si è fatto troppo poco in Italia in questi anni; ora occorre “intervenire sulla qualità formativa dei docenti”.

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