“J’accuse” di Ortega Díaz. Governo con le spalle al muro

L’ex procuratrice della repubblica ha consegnato al Gruppo di Lima le prove presentate alla Corte Penale Internazionale per iniziare una indagine formale sui crimini di lesa umanità in Venezuela.
L’ex procuratrice della repubblica ha consegnato al Gruppo di Lima le prove presentate alla Corte Penale Internazionale per iniziare una indagine formale sui crimini di lesa umanità in Venezuela.
La Procuratrice Generale, Luisa Ortega Diaz
La Procuratrice Generale, Luisa Ortega Diaz

Un colpo maestro. Una mossa che colpisce con la violenza di uno tsunami la credibilità del “chavismo” che l’estinto presidente Chávez, a livello internazionale, era riuscito a costruire tassello su tassello con impegno e straordinaria abilità. La Procuratrice destituita dall’Assemblea Nazionale Costituente, Luisa Ortega Díaz, non ha perso tempo. E, fuggita all’estero per non essere arrestata e quindi azzittita, ha immediatamente ventilato pubblicamente casi di corruzione che coinvolgono il governo e alcuni personaggi di spicco del “chavismo”. Un assaggio, stando agli esperti in materia, poiché, se in una semplice polemica non si “sparano” mai tutte le cartucce d’un solo colpo, meno ancora si fa in una contesa in cui ci si gioca la propria libertà.
Pochi dubitano della veridicità delle denunce fatte dall’ex Procuratrice molto legata all’estinto Presidente Hugo Chávez. D’altronde, non ha mai rinnegato la sua fedeltà al “chavismo” e per anni è stata a capo dell’ufficio preposto a indagare su ogni denuncia. Fino all’ultimo giorno, quale responsabile del Ministero Pubblico, ha avuto tutti gli strumenti per svolgere indagini e raccogliere prove; prove che in alcuni casi ha tenuto gelosamente in cassaforte in attesa di usarle in sua difesa. Per i prossimi giorni, quindi, si attendono altri colpi di scena; centellinati, amministrati attentamente così da logorare la resistenza del governo del presidente della Repubblica, Nicolás Maduro, e distruggere la popolarità di una “rivoluzione” nella quale la stragrande maggioranza dei venezuelani ha creduto e riposto speranze e illusioni.

Nicolás Maduro, presidente della Repubblica

La Procuratrice destituita Ortega Díaz, con le sue dichiarazioni al vetriolo, ha messo il governo con le spalle al muro. Ed è stata probabilmente costretta a giocare d’attacco dal governo stesso che, nel sollecitarne all’Interpol la cattura dopo averla accusata di corruzione, ha forse fatto precipitare gli avvenimenti. Gli analisti considerano che il governo lo avrebbe fatto per cercare di minimizzare i danni e forse nella speranza di riuscire a disattivare la “mina vagante” in cui si era trasformata la Procuratrice. Ma non pare esserci riuscito.
Forte delle offerte di asilo politico da parte di Colombia, Brasile e Stati Uniti, e spinta appunto dalle gestioni del governo presso l’Interpol, Luisa Ortega Díaz, fuggita dal Venezuela, si suppone che con un nutrito dossier sulle attività dei principali esponenti del “chavismo” e del “madurismo”, ha offerto un piccolo assaggio di quello che si potrebbe degustare nelle prossime settimane.
Stando a quanto denunciato per il momento, il presidente Maduro, il deputato e costituente Diosdado Cabello e il Procuratore “ad interim” designato dalla Costituente, sarebbero presumibilmente colpevoli ognuno di corruzione per milioni e milioni di dollari. Del presidente della Repubblica, l’ex Procuratrice ha sostenuto che sarebbe proprietario di un’azienda, la “Group Grand Limited” registrata a Hong Hong nel 2013, vincolata alla vendita di alimenti ai Clap. Per quel che riguarda invece il costituente Diosdado Cabello, la Procuratrice lo accusa di implicazioni nel caso Odebrecht, l’azienda brasiliana al centro di uno scandalo internazionale per corruzione. Tareck William Saab, attuale Procuratore “ad interim”, poi, – sempre stando a Luisa Ortega Díaz – sarebbe al centro di casi di corruzioni che coinvolgono la holding petrolifera nazionale. Insomma, le nubi all’orizzonte potrebbero trasformarsi in tempesta e la tempesta in un uragano forza 10.

Tareck William Saab, Procuratore Generale “ad interim”

Il blitz della Procuratrice destituita, pare fosse atteso dal governo che ha cercato di porvi rimedio, ma non dall’Opposizione. Questa, preoccupata dalle divisioni interne, distratta dalle prossime “primarie” per le regionali, pare sia stata colta impreparata. La prima reazione immediata, assai timida è arrivata, infatti, da Henrique Capriles Radonski, che ha applaudito l’intervento della Fiscale. Tutto qua. Poco per un’opposizione che si propone come alternativa al governo.
Si attendono, ora, le reazioni a livello internazionale. Il Paese non è nuovo alle denunce di corruzione o a casi eclatanti come quello dei “container” di alimenti abbandonati, di quintali e quintali di carne andati a male o di scorte di medicine distribuite con data di scadenza ormai superata. Ma erano fatti circoscritti al Paese. Le denunce della Procuratrice Ortega Díaz avranno senz’altro ripercussione a livello internazionale.
Il silenzio dei mass-media filo-governativi, l’autocensura cui si sono abituati i mezzi di comunicazione privati e ora la possibilità che l’Assemblea Nazionale Costituente, con la figura del “delitto di odio”, imponga provvedimenti orientati a controllare la rete, sicuramente minimizzeranno le ripercussioni e i danni che potrebbero arrecare le denunce della Procuratrice. Ma, oltre i confini, la credibilità del “chavismo” pare definitivamente incrinata e, con essa, scompare un’illusione.
Mauro Bafile