Sicilia, Mdp rompe l’intesa: “Mai con Ap”. Alfano sceglie Pd

Il ministro ha precisato che questo è “un importante risultato perché la questione dei crediti vantati dalle nostre aziende in Venezuela e Libia rappresenta una priorità per la Farnesina".
Il ministro ha precisato che questo è “un importante risultato perché la questione dei crediti vantati dalle nostre aziende in Venezuela e Libia rappresenta una priorità per la Farnesina".
Il ministro degli Affari Esteri Angelino Alfano durante la conferenza di Alternativa Popolare, Roma, 09 giugno 2017. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Tra una rottura e l’altra si va definendo il quadro delle alleanze per la corsa in Sicilia, dove al momento è in campagna elettorale solo il candidato M5S Giancarlo Cancelleri. Angelino Alfano sembra trarre il dado verso il Pd: “A destra prevalgono più i veti dei voti di Salvini e Meloni e questo è oggettivamente un problema per i moderati”, dice il leader di Ap.

Una scelta ormai data per scontata nel centrodestra, ora alla prese con la scelta del candidato, che ha l’effetto di spingere verso una rottura tra Pd e la sinistra, nonostante il rettore Fabrizio Micari fosse stato indicato da Leoluca Orlando e condiviso da Matteo Renzi in uno sforzo unitario. “Con Ap si sta scegliendo di seppellire il centrosinistra”, sentenzia Roberto Speranza di Mdp.

Come era inevitabile, la partita siciliana, ultimo appuntamento elettorale prima delle politiche, risente di calcoli e tattiche nazionali. Ap, contesa come ago della bilancia da centrodestra e centrosinistra, alla fine, dopo la telefonata tra Alfano e Renzi, ha scelto per il Pd dopo aver avuto garanzie su una non belligeranza del Pd contro Ap sulla legge elettorale e un impegno a valutare un’alleanza elettorale per superare la soglia al Senato.

Ma, nonostante a Palermo Orlando governi con uno schieramento largo, la sinistra, prima SI e poi Mdp, finora al tavolo con il Pd, decide di far saltare l’intesa con i Dem. “La Sicilia di tutto ha bisogno fuorché di essere consegnata ai populisti a causa di divisioni incomprensibili”, è l’appello del responsabile organizzazione del Pd Matteo Ricci per cercare di salvare l’alleanza.

Ma Speranza in attesa di una decisione a Roma la prossima settimana pare inamovibile: “”Noi continuiamo a lavorare sempre e dappertutto per ricostruire il centrosinistra. E’ evidente che chi invece fa di Alfano il perno di un nuovo progetto politico sta scegliendo di seppellire il centrosinistra”. A questo punto il Pd dà per persa l’intesa con la sinistra, convinto che, spiegano fonti dem, “l’unico obiettivo dei bersaniani è impedire la vittoria di Renzi prima delle politiche”. Il nome di Micari è in corsa anche perchè ha il pregio di mantenere l’appoggio del sindaco di Palermo e nonostante Alfano non si sbilanci, “stiamo ancora lavorando al programma”, sostiene, nel Pd si è convinti che alla fine Ap si convincerà sul rettore di Palermo.

Nel centrodestra la situazione resta al momento cristallizzata: l’intenzione di Silvio Berlusconi è quella di prendere una decisione solo dopo aver tentato un’ultima mediazione con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. “In Sicilia – chiede oggi il Cavaliere – occorre che tutti dimostrino di tenere all’unità del centro-destra. Ma soprattutto è necessario che tutti dimostrino di volere un candidato che sia in grado non solo di vincere ma di assicurare un buon governo alla Regione per i prossimi cinque anni”.

Ci sarà un giro di contatti con i due leader per arrivare ad un punto di caduta che consenta a Forza Italia di non ritrovarsi isolata. L’idea di sostenere Nello Musumeci (sponsorizzato da Fdi e Lega) continua a non piacere all’ex premier che invece opterebbe per un appoggio al leader dei ‘siciliani indignati’ Gaetano Armao che da domani inizierà ufficialmente il suo tour sull’Isola. Un nome, quest’ultimo, che al di là del sostegno del coordinatore azzurro Gianfranco Miccichè rischia di dividere ancora di più gli azzurri. Non solo i dirigenti siciliani, ma buona parte del vertice del partito vuole che Forza Italia sostenga Musumeci già in corsa con l’appoggio di Meloni e Salvini.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)