La stagione degli uragani “sarà la più devastante dal 2010”

L'uragano Harvey in una foto Nasa (EPA/NASA/Worldview)
L’uragano Harvey in una foto Nasa (EPA/NASA/Worldview)

ROMA. – Sarà una stagione da uragani da paura, la più devastante del decennio. L’agenzia meteorologica statunitense, la Noaa, lo scrive sul suo sito: “La stagione ha il potenziale di essere estremamente attiva, e potrebbe essere la più attiva dal 2010”. Secondo i meteorologi, la colpa è del mancato arrivo quest’anno del Niño, il riscaldamento anomalo del sud del Pacifico. Fra i suoi effetti, ha anche quello di contenere gli uragani sull’Atlantico, per un gioco di correnti d’aria. Ma la causa dei cicloni di questa estate sono anche le acque più calde dell’Atlantico tropicale, alla faccia di Donald Trump e del suo scetticismo sul riscaldamento globale.

“C’è una possibilità del 60% di una stagione fuori dalla norma rispetto alla previsione di maggio del 45% – scrive la Noaa -, con 14-19 tempeste (su una previsione di maggio di 11-17) e 2-5 grandi uragani (su una previsione di maggio di 2-4). La previsione di 5-9 uragani rimane invariata”. ‘Uragano’ viene definita la tempesta con venti dai 120 km all’ora, ‘grande uragano’ quella con venti dai 180 km all’ora.

La stagione dei cicloni atlantici sui Caraibi e l’America centrosettentrionale comincia per convenzione il primo giugno e finisce il 30 novembre. Quest’anno, scrive la Noaa, “solo nelle prime nove settimane della stagione ci sono state sei tempeste tropicali, metà di quelle che si verificano in una normale stagione di sei mesi e il doppio di quelle che si verificano entro metà agosto”.

La media stagionale è 12 tempeste tropicali, 6 delle quali diventano uragani, compresi 3 grandi uragani. Harvey è il terzo uragano della stagione. Prima ci sono stati Franklin, dal 9 al 10 agosto, e Gert, dal 14 al 17 agosto. Ma anche le tempeste tropicali Arlene ad aprile, Bret e Cindy a giugno, Don e Emily a luglio.

“Stiamo entrando nel picco della stagione, quando di solito si forma il grosso delle tempeste – spiega Gerry Bell, il meteorologo capo della Noaa -. I modelli del vento e dell’aria nell’area dell’Atlantico tropicale e dei Caraibi fanno tutti pensare a una stagione fuori dalla norma. Questo è in parte dovuto al fatto che le possibilità di formazione del Nino, che tende a impedire alle tempeste di rafforzarsi, sono calate in modo considerevole da maggio. Altro fattore che porta ad una stagione eccezionale sono le acque più calde nell’Atlantico tropicale”.

(di Stefano Secondino/ANSA)

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