Pubblica Amministrazione: bonus di 80 euro a rischio, salvarlo costa 125 milioni

La ministra della P.A, Marianna Madia e Giovanni Minoli. ANSA/GIUSEPPE LAMI
La ministra della P.A, Marianna Madia e Giovanni Minoli. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – L’operazione per salvare il bonus 80 euro nella P.A. costa circa 125 milioni, equivalenti a 3,7 euro a testa. Questa la cifra necessaria ad evitare il paradosso per cui l’aumento collegato al rinnovo contrattuale, atteso da otto annui, schiaccerebbe il beneficio fiscale per 363mila statali. A fare i conti è l’Aran, l’Agenzia che è la ‘faccia’ del Governo nelle negoziazioni. Si tratta di una prima stima, avvertono i tecnici.

I dubbi dei sindacati però, più che sui numeri, si concentrano sulle fonti da cui attingere per recuperare le risorse. Per la gran parte delle sigle, infatti, il recupero del bonus non può essere ricavato dallo stanziamento pattuito per l’aumento di stipendio, pari a 85 euro medi. In ballo ci sono le fasce di quanti guadagnano tra i 23 e i 26 mila euro.

Per loro il rinnovo potrebbe comportare il superamento dell’asticella sopra cui gli 80 euro non sono più riconosciuti. Ad essere coinvolti soprattutto i settori autonomie locali, della sanità. In questi casi senza un paracadute il rinnovo sarebbe in tutto o in parte vanificato.

Per evitare ciò la ministra della P.A, Marianna Madia, ha invitato le parti a escogitare una soluzione, anche perché a rimetterci sarebbero chi già guadagna meno. Tanto che si è parlato di un meccanismo alla Robin Hood. Per l’Aran l’ostacolo, non è poi così insormontabile. I 125 milioni, spiega il presidente dell’Aran, Sergio Gasparrini, rappresentano “una percentuale non particolarmente significativa”. E ognuno verserebbe in base a quanto prende. Di certo per Franco Martini della Cgil al momento le risorse “non consentono di affrontare positivamente il rinnovo”. La numero uno della Fp Cgil, Serena Sorrentino, mette in guardia: “non ci possono essere comparti penalizzati” per via degli 80 euro. Sulla stessa linea la Uil, che con Antonio Foccillo, raccomanda “di non confondere il bonus con l’incremento salariale”. Ancora più esplicito Maurizio Petriccioli della Cisl: e risorse vanno stanziate “nella legge di Bilancio”. Per Massimo Battaglia della Confsal Unsa non si può fare la spunta e per salvare il bonus vanno stanziati “175 milioni, includendo gli oneri”. Anche i dirigenti alzano gli scudi, con l’Unadis che fa notare come “non si possa rimediare accettando un aumento di 81 euro invece di 85”. Anche la Cisal dice no “a forme di compensazione”. La faccenda sarà più chiara quando si conoscerà l’ammontare preciso inserito in manovra. Sono attesi 1,2-1,3 miliardi per la P.A centrale, ma le pressioni non mancano, a partire dagli aumenti per i prof e il welfare.

(di Marianna Berti/ANSA)

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