I venti di guerra spaventano le Borse europee, male Milano

Borsa Milano
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MILANO. – Borse mondiali spaventate dai venti di guerra provenienti dalla Corea del Nord, ma non tutte allo stesso modo: deboli i listini asiatici, male i mercati europei, in tenuta Wall Street. Perché? A causa del solito ‘supereuro’ che affligge le esportazioni del Vecchio continente e fa venire qualche dubbio sulle possibilità di intervento della Bce.

Così le Borse dell’Asia e dell’area del Pacifico – che teoricamente sono quelle che dovrebbero soffrire maggiormente dopo il nuovo lancio di un missile balistico della Corea del Nord che ha sorvolato il Giappone – hanno chiuso fiacche ma senza crolli: l’indice medio Msci Asia Pacific ha perso lo 0,4%, come il Nikkei 400 di Tokyo.

L’importante listino della Corea del Sud ha ceduto solo lo 0,2%, mentre Shanghai ha addirittura guadagnato qualche frazione di punto. I mercati dell’area “non avranno forti reazioni finché l’amministrazione Trump non passerà dalle parole ai fatti”, afferma Bryan Goh, chief investment officer di Bordier & Cie a Singapore.

Peggio continuano a muoversi le Borse europee, con gli indici medi ai minimi degli ultimi sei mesi. Francoforte e Milano sono state le peggiori, con un ribasso finale dell’1,4%, mentre Parigi e Madrid hanno perso lo 0,9% e Londra lo 0,8%. Di mezzo punto percentuale il calo di chiusura di Zurigo.

L’euro infatti mantiene, anche se con qualche fatica, la quota psicologica di 1,2 contro il dollaro e finché non arresterà il trend gli analisti non vedono grandi margini di recupero. Anche perché, oltre sull’oro che continua a viaggiare sopra i 1.300 dollari l’oncia, molti investitori si stanno spostando sui titoli di Stato dell’area euro con acquisti cospicui.

A parte il pieno all’asta dei Bot a 6 mesi del Tesoro italiano, che ha collocato senza fatica un controvalore di 6 miliardi, privilegiati sul mercato telematico ovviamente i bond tedeschi, ma in questa seduta forti richieste sono arrivate anche su quelli del Regno Unito, con rendimenti scesi di 5 punti base.

Qualche analista si diverte a lanciare paradossi, come Mark Haefele, global chief investment officer wealth management di Ubs dicendo che i mercati, rispetto a una guerra nucleare, accoglierebbero più negativamente un aumento dell’inflazione che costringerebbe la Fed a varare una stretta aggressiva sui tassi. Ma Wall street sembra ascoltarlo e, anche se la tensione internazionale cresce, ondeggia tranquilla sulla parità.

(di Alfonso Neri/ANSA)

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