Dal Pil aiuto alla manovra, ma le risorse rimangono poche

Una fabbrica attrezzata con robot
Una fabbrica attrezzata con robot.
Pil

ROMA. – Nelle sue stime di inizio anno, il governo è stato stavolta davvero prudente, tanto che, nella Nota di aggiornamento al Def attesa per fine settembre, i numeri sul Pil di quest’anno e del prossimo non potranno che aumentare, alla luce degli ultimi dati sull’andamento dell’economia e delle stime in rialzo in arrivo praticamente da ogni istituto o agenzia di previsione, ultima Moody’s. Qualsiasi sia il numero finale, che qualcuno – come il viceministro dell’Economia, Enrico Morando – non esclude possa essere persino +1,5% nel 2017, la modifica del Pil porterà ad un aggiustamento dell’intero quadro macroeconomico e quindi, con ogni probabilità, anche dell’importo complessivo della manovra per il prossimo anno.

Ad oggi, il governo è fermo alle previsioni del Def di aprile: Pil in aumento dell’1,1% quest’anno e dell’1% l’anno prossimo; debito sostanzialmente stabilizzato al 132,5% del Pil quest’anno e in discesa al 131,0% l’anno prossimo; deficit in calo al 2,1% quest’anno e drasticamente all’1,2% l’anno prossimo. Tutte cifre destinate a mutare. L’Istat ha già annunciato una crescita acquisita per il 2017 dell’1,2%, che quindi potrà essere verosimilmente superata, con un’inevitabile spinta anche sul 2018.

Il debito – anche se calcolato in rapporto al Pil nominale che tiene conto dell’inflazione, non altissima – potrebbe quindi diminuire un po’ più del previsto. Allo stesso modo, la correzione del deficit per il 2018 potrebbe essere inferiore alle stime primaverili, visto che anche in questo caso un numero più alto al denominatore non può che far diminuire il risultato finale.

Il nuovo livello del deficit che il governo fisserà nella Nota al Def risentirà quindi di un doppio impatto: la crescita superiore alle aspettative da un lato e lo sconto sull’aggiustamento di fatto già accordato all’Italia dall’Unione europea (da +0,8% a +0,3%) dall’altro.

Grazie all’opera di convincimento della diplomazia italiana a Bruxelles, capitanata da Pier Carlo Padoan, e all’effetto strutturale della manovra correttiva di aprile, da un maxi impatto di circa 20 miliardi previsto fino a quest’inverno, si scende così verso i 6-7 miliardi, che forse, con una crescita davvero più robusta e con un’inflazione un po’ più alta, potrebbero diminuire ancora un po’, allargando quindi le strette maglie per gli interventi da inserire nella legge di bilancio.

Le priorità, come indicato, sono legate al lavoro dei giovani (con l’ipotesi di decontribuzione strutturale per le assunzioni stabili), alla lotta alla povertà (con un allargamento della platea del Rei), al rilancio degli investimenti (con la probabile conferma dei super e iperammortamenti che hanno mostrato di funzionare bene). Ma sul tappeto c’è anche il rinnovo del contratto degli statali, con aumenti medi già concordati di 85 euro, e forse – ma la questione è ancora tutta da affrontare a livello politico – una sorta di ammorbidimento sul fronte pensioni.

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