Trump pronto a reagire: “Il dialogo con Kim è inutile”

Corea Nord: Kim ispeziona testata nucleare per ICMB. EPA/KCNA EDITORIAL USE ONLY
Corea Nord: Kim ispeziona testata nucleare per ICMB. EPA/KCNA EDITORIAL USE ONLY

NEW YORK. – L’ira di Trump per il primo test nucleare della sua presidenza è incontenibile. Di primo mattino, su twitter, il tycoon ha condannato duramente la nuova provocazione da parte dello ”Stato Canaglia” e ha liquidato come ”inutile” qualsiasi dialogo con Pyongyang. Kim Jong-un, ha tuonato, capisce ”solo una cosa”, la forza. Una forza che Donald Trump non esclude di usare: ”Vedremo” ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano di un possibile attacco preventivo dopo la convocazione urgente del Consiglio alla Sicurezza Nazionale e l’incontro con i vertici militari.

Non solo: oltre all’opzione militare e a nuove dure sanzioni il presidente Usa ha evocato anche una guerra commerciale con tutti quei paesi che hanno scambi con Pyongyang. La Cina, il maggiore partner commerciale della Corea del Nord, e la Russia, sono dunque avvertite. Un messaggio chiaro al leader nord coreano lo ha inviato il segretario alla Difesa. Jim Mattis, in una dichiarazione stringata ma pesata parola per parola, ha avvertito: a eventuali ”minacce agli Stati Uniti, inclusa Guam, e ai nostri alleati” la risposta militare sarà ”imponente, efficace e schiacciante”.

”Non puntiamo al totale annientamento di un paese, la Corea del Nord, ma abbiamo molte opzioni per farlo” ha detto Mattis, spiegando come il presidente ha voluto essere informato su tutte le opzioni militari ha disposizione. La Casa Bianca e’ divisa sulla strategia da seguire, e il presidente fatica a individuare la strada giusta per affrontare la crescente minaccia.

Mentre il segretario di Stato Rex Tillerson tesse la sua tela diplomatica dietro le quinte, Trump non nasconde la sua frustrazione nei confronti della Cina e della Corea del Sud, alleato storico degli Stati Uniti, per la gestione della crisi. Seul ”sta iniziando a capire, come io avevo già detto”, che il dialogo per la pace ”non funziona”, twitta criticando il nuovo governo liberal del presidente Moon Jae-in, con il quale si prepara ad aprire un nuovo fronte di scontro.

Trump ha infatti dato indicazioni al suo staff per un ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di libero scambio con il paese. Una mossa, proprio adesso, che incontra le resistenze di alcuni dei suoi più stretti collaboratori, dal consigliere alla Sicurezza Nazionale H.R. McMaster a quello economico Gary Cohn, che temono un isolamento di Seul proprio mentre la minaccia nord coreana cresce.

Ad ogni modo, di fronte all’ennesima provocazione del Nord ”pericolosa e ostile per gli Stati Uniti”, Trump vuole una reazione, e subito. Il Tesoro americano sta già lavorando a un nuovo pacchetto di sanzioni più dure contro Pyongyang per il suo ”comportamento inaccettabile” ha annunciato il segretario Steven Mnuchin. ”Gli Stati Uniti, fra le altre opzioni, stanno considerando la possibilità tagliare tutti i rapporti commerciali con quei paesi che hanno scambi con la Corea del Nord” ammonisce Trump, in un avvertimento indiretto a Pechino.

La Cina è da tempo oggetto di critiche da parte del presidente per la sua inefficacia nel gestire la crisi. ”La Corea del Nord è uno stato canaglia che è diventato una grande minaccia e un imbarazzo per la Cina, che sta cercando di aiutare – ha concesso il leader Usa – ma senza successo”. Un’interruzione degli scambi fra Stati Uniti e Cina, le due maggiori economie al mondo, avrebbe conseguenze globali e rischierebbe – secondo gli osservatori – di scatenare una vera guerra commerciale dalle conseguenze devastanti per un’economia globale in ripresa ma ancora fragile.

Comunque, al di là della retorica e dei tweet, una prova di forza militare è con il passare del tempo un’ipotesi sempre più difficile da praticare, soprattutto per le scarse informazioni di intelligence a disposizione e per la certa reazione di Pyongyang. Insomma, nonostante il ritorno dei toni simili al ‘fuoco e fiamme’ di qualche settimana fa, la diplomazia giocata anche a suon di minacce economiche sembra per ora la strada più plausibile.

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