Renzi punta sul “modello Sicilia” per intesa con Pisapia

Matteo Renzi, Giuliano Pisapia (Foto: Gian Mattia D'Alberto / lapresse)
Matteo Renzi, Giuliano Pisapia (Foto: Gian Mattia D’Alberto / lapresse)

ROMA. – Esportare il “modello Sicilia” a livello nazionale. Rispolverare lo schema, mai archiviato, di un listone guidato dal Pd e “largo” da centro a sinistra, da Calenda a Pisapia. Per puntare a superare il 40% alla Camera alle prossime elezioni. E’ questo l’obiettivo che torna a farsi largo al Nazareno, dopo la frattura della sinistra in Sicilia. E nel giorno in cui il Pd siciliano ufficializza all’unanimità il sostegno alla candidatura di Fabrizio Micari, il no di Giuliano Pisapia alla scelta di Mdp di contrapporre a Micari il nome di Claudio Fava (accompagnato da un estremo appello dell’ex sindaco all’unità), alimenta negli uomini vicini a Matteo Renzi la speranza che in vista delle politiche anche su scala nazionale si arrivi alla rottura tra la sinistra di Pisapia, che tiene aperto il dialogo con i Dem, e quella di Bersani e D’Alema, che “non perde occasione” per contrapporsi.

Un Pd “largo”, forza “tranquilla” perno di uno schieramento in grado di battere i populisti, è il progetto cui Renzi lavora da tempo e che proverà a rilanciare nella lunga volata elettorale, che prenderà il via a fine settembre con la festa nazionale dell’Unità e il tour in treno.

Essere inclusivi, è la linea. Tanto che al Pd frenano su quanto affermato da Matteo Orfini e cioè che l’alleanza con Ap in Sicilia (ancora non formalizzata a causa delle divisioni degli alfaniani) non sarebbe riproponibile in chiave nazionale. Al contrario, lo schema resta quello di stare “più larghi possibile”.

E il programma della festa dell’Unità sembra rispecchiare questa aspirazione: saranno presenti Pisapia e Angelino Alfano, anche se non Bersani e Speranza (per Mdp ci sarà Filippo Bubbico). La convinzione dei Dem è che unico obiettivo degli “ex” di Mdp sia fiaccare il Pd: lo hanno dimostrato smarcandosi in Sicilia dalla candidatura, proposta da Leoluca Orlando, di Micari (al cui fianco sarà Renzi venerdì a Catania).

Perciò Lorenzo Guerini, da Palermo, dichiara di “apprezzare” la chiusura di Pisapia “a ipotesi minoritarie” come quella di Fava. E fa un salto logico, in chiave nazionale: “Il centrosinistra – afferma il coordinatore Dem – senza il Pd più che una utopia è una sciocchezza, la sinistra identitaria non ha nessuna possibilità di essere competitiva e vincere”.

Per ora Pisapia dichiara di voler proseguire con Mdp il percorso costituente di un nuovo partito alla sinistra del Pd. Ma lo strappo siciliano è un precedente cui i renziani guardano con attenzione. Nella speranza che il lavoro dei “pontieri” renziani, da Graziano Delrio a Maurizio Martina, ma anche il dialogo che Andrea Orlando ha tessuto negli ultimi mesi con l’ex sindaco di Milano, possano portare a formare un unico “listone” al voto di primavera. Uno schema, questo, ‘disegnato’ sul Consultellum, la legge elettorale ad ora in vigore. Perché se è vero che domani ripartirà il dibattito alla Camera sulla riforma del sistema di voto, lo stallo non sembra per ora sbloccarsi.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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