Migranti: 18% in meno del 2016. Minniti cauto: “Ancora presto”

La nave Iuventa della ong tedesca Jugend Rettet, bloccata nel porto di Lampedusa (Agrigento), 02 agosto 2017. ANSA/POLIZIA DI STATO
La nave Iuventa della ong tedesca Jugend Rettet, bloccata nel porto di Lampedusa (Agrigento), 02 agosto 2017.
ANSA/POLIZIA DI STATO

ROMA. – Il conto degli arrivi di migranti via mare nel 2017 è ancora fermo sotto quota 100mila: 99.847 per la precisione, il 18% in meno del 2016. Il crollo è iniziato a luglio (11.459 sbarchi contro i 23.552 dello stesso mese del 2016), si è accentuato ad agosto (3.914 contro i 21.295 dell’ agosto precedente) ed è proseguito in questi primi giorni di settembre (720 contro 16.975). Ma il ministro dell’Interno Marco Minniti non canta vittoria e sparge cautela: “stiamo assistendo – nota – ad una riduzione significativa, ma è un po’ presto per dire che il calo è strutturale”.

Intanto, Gino Strada lo attacca: “ha una storia da sbirro e va avanti su quella strada lì. Per lui ributtare in mare o riconsegnare bambini, donne incinte, poveracci, a quelli lì in Libia e farli finire nelle carceri ammazzati o torturati, è una cosa compatibile con i suoi valori. E si sente orgoglioso di quel che fa”.

Saranno le prossime settimane a dire se il trend tiene, se il piano messa in campo dopo i megasbarchi di inizio estate continuerà a pagare. Il risultato, considera il ministro, “non è frutto di un unico movimento, ma di una strategia complessa. Io sono qui da poco più di 8 mesi e fin dall’inizio ho cercato di trasmettere un messaggio: quella della migrazione è una partita epocale, ci accompagnerà nel futuro e non si può inseguirla o subirla, ma bisogna cercare di governarla”.

Il titolare del Viminale ha quindi ripercorso le diverse leve usate: l’Europa, che “deve fare con la Libia lo stesso accordo fatto con la Turchia e che ha permesso la chiusura della rotta balcanica”; la Libia, cui “vogliamo offrire un circuito economico alternativo all’unica industria che funziona, quella dannata dei trafficanti di uomini”; le ong, responsabili nei primi sei mesi dell’anno dell’arrivo del 41% dei migranti. Con il Codice di condotta e l’allargamento dell’area di ricerca e soccorso libica, le navi umanitarie hanno praticamente cessato di operare e diverse ong hanno sospeso l’attività.

“L’Italia – sottolinea Minniti – ha il diritto e il dovere di avere un rapporto con le Ong che concili umanità e sicurezza”. Oltre che sul versante del contrasto dei flussi migratori illegali, il ministero lavora anche ad un piano nazionale per l’integrazione dei richiedenti asilo: sarà presentato nel giro di due settimane.

“Una società più integrata – rileva – è anche una società più sicura. Se esaminiamo infatti gli attentati avvenuti nel nostro Continente, da Charlie Hebdo in poi, vediamo che sono stati commessi da figli dell’Europa, figli di un’ insufficiente integrazione”.

Tra i temi centrali del piano per l’integrazione ci sarà quello del rapporto uomo-donna, che “non è lo stesso in tutte le culture. Integrazione significa far capire che i valori della parità tra i sessi, frutto di battaglie dei movimenti delle donne, sono irrinunciabili”. Poi ci sono i casi come gli stupri di Rimini che mettono pesantemente in discussione il percorso di integrazione. “Ci sono sfide che si vincono – commenta – ed altre che si perdono, ma non bisogna disperdere le esperienze positive”.

Quanto all’aver temuto per la tenuta democratica del Paese in seguito ai massicci flussi – parole che avevano suscitato perplessità anche all’interno del suo partito – Minniti dice di essersi chiarito con il guardasigilli Andrea Orlando. “Non so – spiega – se ho esagerato nel mio timore, ma tra il sapere se ho esagerato o no preferisco non avere la controprova”.

Bisogna “tenere insieme il diritto di chi accoglie e quello di chi è accolto. Una democrazia ascolta entrambi i diritti. Se invece si dà l’impressione di ascoltare più un diritto rispetto all’altro si produce qualcosa che non funziona e crea tensione nel tessuto sociale”. E torna a spingere per lo ius soli. “Perché – chiede – a chi è nato qui da genitori regolarmente soggiornanti ed ha completato un ciclo di studi devi dire di aspettare il diciottesimo anno di età per diventare italiano?”.

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